• 16.05: memoria di san NICOLA il MISTICO, Patriarca di Costantinopoli.
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
Nato a Costantinopoli da una famiglia originaria dell’Italia meridionale e imparentato con san Fozio (+ 6 febbraio), san Nicola studiò presso quest’ultimo, in compagnia del futuro imperatore Leone VI e acquisì alla sua scuola non solo vaste conoscenze ma anche una grande dirittura morale. Dopo la seconda deposizione di san Fozio, i suoi parenti e discepoli subirono la persecuzione e ciò permise a Nicola di esaudire il suo desiderio di vita ascetica, ritirandosi dalla vita mondana, ricevette l’Abito monastico al monastero di San Trifone a Calcedonia. Tuttavia, Leone VI il Saggio, ricordandosi del suo anziano condiscepolo, l’elevò ben presto alla dignità di senatore e gli affidò la carica di Mistico, vale a dire consigliere del sovrano negli affari segreti dello Stato.
Nel 901 Nicola fu consacrato Patriarca di Costantinopoli per la sua virtù e la sua eminente scienza in materia ecclesiastica. Per sei anni fece grande lavoro per far regnare l’ordine e la disciplina nella Chiesa, incoraggiò le missioni verso i popoli del Caucaso e gli Slavi e arrivò ad ottenere dagli Arabi e dai Bulgari la liberazione di numerosi prigionieri.
Dopo la morte della sua terza sposa, l’imperatore Leone, ottenuto un figlio dalla sua amante, Zoe, il futuro Costantino VII Porfirogenito, volle far benedire questa nuova unione dal Patriarca. San Nicola accettò di battezzare il bambino, ma rifiutò di celebrare un quarto matrimonio, rigorosamente interdetto dalla tradizione della Chiesa, che Leone stesso aveva confermato qualche tempo prima pubblicando un decreto che disapprovava le terze nozze. Essendo però stato ugualmente celebrato tre giorni più tardi da un prete compiacente, Nicola interdisse l’entrata in Chiesa dell’imperatore. Egli fu subito costretto a dare le dimissioni e, gettato di notte in una barca, arrivò sulla costa asiatica e dovette andare a piedi, nella neve, fino al monastero di Galakrinon a Calcedonia, che egli aveva fondato. Venne messo sul trono patriarcale san Eutimio (+ 5 agosto), padre spirituale dell’imperatore, che si era mostrato più conciliante, ma l’affare suscitò uno scisma tra i partigiani dell’uno e dell’altro.
Poco dopo la morte di Leone, suo zio Alessandro eseguì l’ultima volontà del sovrano e richiamò Nicola sul trono patriarcale. Egli morì l’anno successivo e, Costantino VII avendo solo sette anni, non poté regnare ed il Patriarca fu incaricato della reggenza in un tempo in cui l’impero, sbriciolato dalla rivolta di Costantino Dukas, comandante in capo dell’armata, e gravemente minacciato dai Bulgari che assediavano la capitale, passava attraverso una delle più dure prove della sua storia. Nicola iniziò delle trattative con lo tsar Simeone per ottenere il ritiro delle sue truppe, gli concesse la dignità di coimperatore. Resistente a questa politica di compromesso l’imperatrice Zoe, si impadronì del potere, relegando Nicola alle sue funzioni ecclesiastiche e riprese i combattimenti contro i Bulgari che terminarono con la disfatta dell’armata bizantina (917).
La situazione catastrofica dell’impero provocò allora l’istituzione di un forte regime militare, nelle mani di Romano Lecapeno (919), divenuto coimperatore e patrigno di Costantino VII. Negli anni successivi san Nicola sostenne attivamente Romano per resistere alla nuova offensiva dei bulgara e riuscì ad organizzare un incontro dei due sovrani che mise fine alle ostilità (923). Oltre questa attività politica, il santo Patriarca aveva riunito di Unione (920) che aveva messo fine ai litigi ecclesiastici concernenti le quarte nozze. Dopo aver così governato la Chiesa con grande saggezza, nello spirito del suo padre spirituale, san Fozio, e aver compiuto la sua missione di angelo di pace e di messaggero della Buona Novella, san Nicola si addormentò nel monastero di Galakrina, il 15 maggio 925.
• 16.05: Memoria di san Teodoro, il santificato
San Teodoro nacque nella Tebaide Superiore e fu il più grande dei discepoli di san Pacomio. Gli succedette nella guida del monastero di Tabennisi e di seguito fu posto alla guida di tutti i monasteri della Tebaide. Il Santo fu un grande esempio di umiltà e obbedienza e fu anche chiamato “il santificato”, secondo alcuni per via della sua grande virtù, secondo altri perché fu il primo o l’unico dei monaci di Tabennisia a ricevere l’ordine del sacerdozio. Morì nell’anno 368.
• 16.05: Memoria di Santa Musa vergine a Roma
testo inglese tradotto da Joseph Giovanni Fumusa
Tratto da
https://www.johnsanidopoulos.com/2011/05/saint-musa-lived-during-fifth-century.html
San Musa visse durante il V secolo. Si distinse per la sua vita pura. San Gregorio il Dialogo incluse la sua storia nei suoi Dialoghi (Libro IV, Cap. 17), dicendo di aver udito queste dal fratello di Musa, Probo.
Di seguito è il racconto di San Gregorio sulla visione della Theotokos da parte della giovane Santa Musa, e la sua partenza da questa vita e preparandosi a trovarsi in compagnia delle vergini assieme alla Vergine Maria.
Né va dimenticato ciò, cui il succitato servo di Dio, di nome Probo, usava dire di una sua sorella minore, chiamata Musa. Disse che una notte la beata nostra Signora le apparve in visione mostrandole diverse giovani donne della sua età, tutte rivestite di bianco, la cui compagnia tanto desiderava. Non osando ancora avvicinarsi ad esse, la Beata Vergine le chiese se avesse intenzione di rimanere con esse e di vivere al Suo servizio: a questo rispose accettando di buon grado. Indi la beata Signora le diede un compito: di non comportarsi alla leggera/in maniera disinvolta, e di non vivere più come le altre ragazze, di astenersi dal ridere e dallo svago e le disse che, trenta giorni dopo sarebbe stata al Suo servizio, tra quelle vergini che aveva visto.
In seguito a questa visione, la giovane rinunciò a tutta la sua precedente condotta, e con gravità riformò la levità della sua infanzia. Ciò fu percepito dai genitori che le domandarono donde giungesse tale cambiamento; rispose loro che era stata la beata Madre di Dio a darle un comandamento e che a partire da un tale giorno sarebbe entrata al Suo servizio.
Venticinque giorni dopo, cadde malata d’una febbre; al trentesimo giorno, quando giunse l’ora della sua partenza, vide venire verso di lei la nostra beata Signora, accompagnata da quelle vergine ch’ella aveva visto precedentemente nella visione, chiedendole di venir via. Essa rispose con gli occhi modestamente rivolti in basso enunciando distintamente: “Ecco che arrivo, Signora santa! Ecco, Signora santa, arrivo!” Proferendo queste parole, spirò; e la sua anima lasciò il suo virgineo corpo per dimorare per sempre con le sante vergini nel Paradiso.