• 06: Traslazione reliquie megalomartire Teodoro Stratilata, primo patrono di Venezia

a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria

San Teodoro il Generale proveniva da Eucaita di Galazia ed è vissuto ad Eraclea del Ponto Eusino (Mar Nero). Militare di professione, si distinse per il suo coraggio e rapidamente fu promosso ai più alti gradi della gerarchia militare. Atleta valoroso, Teodoro, era anche modello di modestia come si addice ad un vero e proprio cristiano.

 

Quando nel 320 dC Licinio arrivò a Nicomedia, sentito che Teodoro era cristiano e aborriva gli idoli. Immediatamente inviò ad Eraclea alti funzionari per accompagnarlo con onore a Nicomedia. Ma Teodoro si scusò con gli stessi messaggeri di Licinio, perché per molte ragioni, conveniva che fosse presente ad Eraclea e quindi lo esortò a venir lì. Licinio accettò la sua proposta è andò ad Eraclea, dove gli andò incontro con splendore Teodoro, verso cui Licinio stese la mano, sperando che attraverso Teodoro avrebbe attratti cristiani alla idolatria. Un giorno davanti alla gente, Licinio esortò Teodoro a sacrificare agli idoli. Teodoro si rifiutò e chiese che egli venissero dati le statuette d’oro e d’argento degli dei, per offrire loro sacrifici nella sua casa privatamente per poi offrire sacrifici pubblicamente. Invero, Teodoro ridusse le statuette a pezzi e distribuì l’oro e l’argento ai poveri. Il centurione Massenzio vide la testa della dea Afrodite nelle mani di un povero e riferì l’accaduto a Licinio, che considerò Teodoro irriverente e disprezzante verso gli idoli. Pertanto lo arrestarono subito iniziarono sottoporlo molteplici pene. Colpirono, graffiarono e bruciarono il corpo del Martire. Poi i carnefici lo crocifissero e trafissero i piedi, le mani e le membra attraverso forcole, colpirono la sua faccia in tale modo che ci rimettesse gli occhi e lo lasciarono sulla croce. Licinio, temendo l’ira della folla, ordinò di decapitarlo. Così la paura gli concesse il suo posto nella gioia e il dolore e la fatica il riposo.

 

Le venerabili reliquie furono trasferite l’8 giugno da Eraclea, alla patria d’origine del santo, Eucaita, secondo il desiderio espresso dal santo prima della decapitazione al suo segretario Varo. La nostra Chiesa celebra l’8 giugno la traslazione delle sue reliquie.

 

L’esarca Narsete avrebbe diffuso a Venezia nel VI secolo il culto del Teodoro venerato ad Amasea e festeggiato il 9 novembre e una piccola chiesa a lui intitolata sarebbe esistita fin dal VI secolo nell’area attualmente occupata dalla basilica di San Marco. A Venezia fu invocato come patrono sino al XIII secolo, poi sostituito con san Marco. Nel 1267 sarebbero comunque arrivate, nella Chiesa di San Salvador di Venezia, delle reliquie relative a un san Teodoro identificato col titolo di stratelates. A quest’ultimo santo fu allora intitolata una confraternita (detta localmente “Scuola”). Venezia ricorda il santo in molte espressioni d’arte (mosaici, una vetrata e due portelle d’organo), ma soprattutto con una colonna (Colòna de San Tòdaro), posta in Piazza San Marco, sulla cui sommità vi è una statua raffigurante il santo in armatura di guerriero con un drago, simile ad un coccodrillo, ai suoi piedi.

 

Nell’arte bizantina e veneziana i due santi sono spesso raffigurati assieme, affiancati o specularmente. Talvolta sono rappresentati a cavallo e si distinguono per essere l’uno soldato armato di spada (San Teodoro tiron, (EL) Agios Teodoros o tyron), l’altro un generale portatore di lancia (San Teodoro stratelate, (EL) Agios Teodoros o stratelates).