02.07: I Santi Martiri Processo e Martiniano di Roma
testo inglese tradotto da Joseph Giovanni Fumusa
Tratto da: https://www.johnsanidopoulos.com/2018/04/holy-martyrs-processus-and-martinian-of.html
I Santi Martiri Processo e Martiniano erano due pagani che lavoravano come secondini al Carcere Mamertino, a Roma. In questo carcere venivano rinchiusi I nemici dello stato e, tra loro, alcuni cristiani. Facendo la guardia ai prigionieri cristiani ed ascoltando le loro prediche, Processo e Martiniano vennero gradualmente a conoscenza del Salvatore. Quando i Santi Apostoli Pietro e Paolo furono rinchiusi nel Carcere Mamertino, Processo e Paolo credettero in Cristo dopo che una sorgente sgorgò miracolosamente nel carcere. I due ricevettero dall’Apostolo il Santo Battesimo in queste acque miracolose e lo liberarono dalla prigionia.
Appresa la notizia, il carceriere Paulino chiese ai Santi Processo e Martiniano di rinnegare Cristo, ma essi impavidamente confessarono Cristo e sputarono sulla statua d’oro di Giove. Paulino ordinò che fossero schiaffeggiati i loro volti e, vedendo l’atteggiamento risoluto dei santi martiri, li sottopose a tortura. I martiri furono colpiti con barre di ferro, bruciati ed infine gettati in carcere.
Una donna illustre e pia di nome Lucina li visitò in carcere prestando loro aiuto e incoraggiandoli. Il torturatore Paulino fu presto punito da Dio. Divenne cieco e morì tre giorni dopo. Il figlio di Paulino si recò dal governatore della città chiedendo che i martiri fossero messi a morte. I santi Processo e Martiniano furono decapitati con la spada assieme all’Apostolo Paolo attorno all’anno 67.
Lucina seppellì inizialmente i corpi dei martiri in un cimitero di età apostolica lungo la Via Aurelia, nel cimitero di Damaso o nelle catacombe di Sant’Agata, al secondo miglio di quella strada, il 2 Luglio.
Martiniano e Processo erano venerati pubblicamente a Roma già dal quarto o forse persino dal terzo secolo. Nel IV secolo una chiesa venne edificata sulle loro tombe. In questa chiesa, San Gregorio Magno predicò un’omelia nel giorno della loro festa “in cui fece riferimento alla presenza dei loro corpi, alle guarigioni degli ammalati, al tormento degli spergiuri e alla guarigione degli indemoniati in quel luogo.” Questa chiesa non esiste più. Beda cita Martiniano e Processo, quindi sappiamo che la loro festa veniva celebrata nell’Inghilterra altomedievale.
Papa Pasquale (817-824) traslò i resti dei due martiri in una cappella della vecchia Basilica di San Pietro. Furono posti sotto l’altare ad essi dedicato nel transetto destro (meridionale) dell’attuale Basilica di San Pietro. Nel 1605 le loro reliquie furono poste in un’urna di porfido sotto l’altare in San Pietro, affiancata da due antiche colonne gialle. L’emisfero presenta tre medaglioni con scene della vita dell’Apostolo Paolo.
- 02.07: Memoria dei Santi Antimo l’anziano, Paolo, Bila, Theon, Heron e altri Trentasette Egiziani
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Tutti questi Santi furono martirizzati negli anni dal 305 al 310. Sant’Antimo, molto avanti negli anni e probabilmente di origine greca, subì il martirio a Salonicco all’epoca di Massimiano. Anche tutti gli altri ricevettero la corona del martirio a Salonicco durante quel periodo.
- 02.07: Memoria della deposizione della Veste della Tuttasanta Theotokos alle Blacherne
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Con la festività odierna ci viene proposta alla venerazione la insigne reliquia della Veste della Vergine Maria, portata a Costantinopoli nel 458 e deposta nel tempio di Blacherne.
Durante l’impero di Leone il Grande (457-474), Galbio e Candido, due fratelli patrizi in pellegrinaggio in Terra Santa, vennero ospitati da un’anziana vedova, una cristiana di origine ebraica. Vedendo i tanti miracoli operati in un piccolo sacrario in casa sua, si interessarono con insistenza, fino a quando la donna rivelò loro che era in possesso di una veste della Santissima Theotokos conservata in un cofanetto. A tal proposito, raccontò loro che due vergini si prendevano cura della Madre di Dio; prima della sua santa Dormizione, la Theotokos donò a ciascuna di loro uno dei suoi abiti, come benedizione. La vedova apparteneva alla famiglia di una di quelle due vergini, e l’abito era arrivato nelle sue mani passando attraverso le varie generazioni. Con il permesso di Dio, allo scopo di far trarre molto profitto da questa santa reliquia, i due uomini presero l’indumento di nascosto e lo portarono a Blacherne nei pressi di Costantinopoli, e lo deposero segretamente in una chiesa che si stava edificando, in onore degli apostoli Pietro e Marco. Per gli innumerevoli miracoli compiuti, però, il segreto venne svelato, e arrivò alle orecchie dell’imperatore Leone, che costruì, come dicono alcuni, una splendida chiesa (o, secondo altri, ingrandì un precedente edificio fatto costruire dai suoi predecessori Marciano e Pulcheria, quando fu trovata la santa veste). L’imperatore Giustino il Giovane completò la chiesa, che Romano IV Diogene fece riedificare subito dopo l’incendio del 1070. Ancora una volta fu colpita da incendio nel 1434, e da allora è rimasta un piccolo tempio di preghiera, insieme alla rinomata sorgente sacra. Dopo il settimo secolo, il nome ‘Blacherne’ è stato conferito ad altre chiese e monasteri dai loro pii fondatori in onore di questa famosa chiesa di Costantinopoli. In questa stessa chiesa, Giovanni Cantacuzeno fu incoronato nel 1345; anche il Concilio contro Acindino, il seguace di Barlaam, fu convocato qui. (da www.goarch.org
- 02.07: Memoria di San Fozio, Metropolita di Kiev e di tutta la Rus’
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Fozio, Metropolita di Kiev e tutta la Rus’, greco di nascita, proveniva dalla città di Monemvasia nel Peloponneso. Ancora adolescente entrò in monastero, e fu tonsurato dall’anziano Acacio, un grande asceta, che più tardi divenne Metropolita di Monemvasia. Nel 1408, mentre si trovava a Costantinopoli con il Patriarca per questioni ecclesiastiche, si sollevò il problema della sostituzione del precedente metropolita di Kiev Cipriano (v. 16 settembre), che era appena scomparso. La scelta del Patriarca Matteo (1397-1410) cadde su Fozio, ben conosciuto per la sua educazione e santità di vita. Il primo settembre del 1408 Fozio fu ordinato Metropolita, e l’anno successivo arrivò nella Rus’.
Trascorse circa sei mesi a Kiev, fino al febbraio del 1410, occupandosi dello stato delle diocesi meridionali della Chiesa russa, allora incluse nel principato di Lituania e Russia. Il santo si convinse che il trono metropolitano, il centro spirituale della vita ecclesiastica della Rus’, non poteva rimanere nella regione di Kiev, dove tutto sempre di più stava diventando dipendente dalla Polonia cattolica. Nel giorno di Pasqua del 1410 il Metropolita arrivò a Mosca, seguendo l’esempio dei Metropoliti precedenti, che si erano trasferiti prima a Vladimir, poi a Mosca.
Per 22 anni il Santo svolse il suo faticoso compito di Arcivescovo della Chiesa russa, durante guerre, lotte intestine, incursioni e saccheggi dei Tatari. Seppe trovare il modo di far prosperare spiritualmente e materialmente le chiese dipendenti da Mosca.
La congiuntura favorevole nella Chiesa di Mosca permise a Fozio di dare grande assistenza al Patriarcato di Costantinopoli, sempre più in difficoltà economica, e di rafforzare la posizione internazionale della Chiesa Ortodossa russa e del Regno russo.
I nemici dell’Ortodossia provarono a sabotare il lavoro ecclesiastico e patriottico di San Fozio in più occasioni. Già nella primavera del 1410, prima di giungere a Mosca da Vladimir, il Khan Edigei, che aveva condotto spedizioni militari in questa parte della Russia nei due anni precedenti, ne intraprese un’altra al fine di catturare il Metropolita stesso: un manipolo di Tatari, capeggiato dal principe Talychoi ‘l’Esiliato’, conquistò con una manovra a sorpresa Vladimir. Ma Dio preservò il suo giusto Santo. La sera prima, non avvertendo alcun pericolo, il Santo si era recato fuori città, al Monastero Svyatoozersk (‘del Lago santo’). Quando i Tatari tentarono di trovarlo, si nascose in un piccolo insediamento, circondato da paludi impraticabili, sul fiume Senega. Incapaci di catturare il Metropolita, i rapaci Tatari saccheggiarono Vladimir, e in special modo la cattedrale della Dormizione. Il custode della cattedrale, Patrikji, fu sottoposto a terribili torture e accettò il martirio per mano dei saccheggiatori, ma non rivelò loro il luogo in cui i sacri Oggetti e il tesoro della Cattedrale erano custoditi.
Grazie agli sforzi del Metropolita Fozio l’unità canonica della Chiesa russa venne restaurata. La metropolia lituana separata, creata dal Principe Vitovt per le diocesi meridionali ed occidentali, fu abolita nel 1420. In quello stesso anno, il Santo fece visita a quelle diocesi e indirizzò al popolo un’enciclica molto istruttiva. Questo saggio e colto pastore ci ha lasciato molte disposizioni e lettere. Di grande interesse teologico è la sua denuncia dell’eresia degli Strigolniki, che era nata negli anni precedenti al suo arrivo, nella città di Pskov. Grazie al suo intervento l’eresia ebbe termine nel 1427.
Importanti opere storiche compilate da San Fozio sono ‘Criteri di selezione e installazione dei Vescovi’ (1423), “Discorso sulla importanza dell’ufficio presbiterale e sui doveri dei servitori della Chiesa” e anche un “Testamento spirituale”, in cui raccontò la sua vita. Un altro grande lavoro del Santo fu la compilazione, sotto la sua guida, della “Cronache di tutta la Rus” (nel 1423 circa).
Il 20 aprile del 1430 il santo Arcivescovo fu informato da un angelo della sua prossima fine. Si addormentò in pace il giorno della festa della Deposizione della Santa Veste della Theotokos alle Blacherne, il 2 luglio del 1431.
I suoi paramenti sono conservati nel Cremlino di Mosca.
- 02.07: Memoria di San Giovenale, Patriarca di Gerusalemme
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
San Giovenale ha avuto un ruolo molto importante nella storia della Chiesa. Fu Vescovo di Gerusalemme, e in seguito Patriarca, per circa 36 anni, durante l’impero di Teodosio il Giovane, di Pulcheria, Marciano e di Leone il Grande. Strettamente legato nell’amicizia spirituale a Sant’Eutimio il Grande, di grande importanza fu la sua partecipazione al Terzo e Quarto Concilio Ecumenico. Non aveva solo grande zelo, ma anche cultura e capacità oratoria. San Giovenale scrisse sulla Dormizione della Theotokos e sul suo Transito. È anche colui che inviò all’imperatore Marciano la veste di Lei, depositata presso il Tempio delle Vlacherne. San Giovenale, secondo Dositeo, morì nel 457.
- 02.07: Memoria di San John Maximovitch, Arcivescovo di Shanghai e San Francisco
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Il Santo Gerarca della Chiesa Ortodossa Russa fuori dalla Russia (ROCOR) John (Mikhail Borisovich) Maximovitch nacque nel villaggio di Adamovka, nella regione di Kharkov (Ucraina orientale) nel 1896, e si addormentò nel Signore a Seattle nel 1966. Nel 1921, durante la guerra civile russa, la sua famiglia fuggì a Belgrado, trovando riparo nella comunità degli esuli russi in Serbia. Lì Mikhail divenne monaco e venne ordinato sacerdote. Nel 1934 fu nominato vescovo di Shanghai, dove prestò servizio fino a quando i comunisti arrivarono al potere. Successivamente svolse il suo ministero in Europa, prima a Parigi poi a Bruxelles, fino all’ordinazione a Vescovo di San Francisco, nel 1962. Nel corso della sua vita egli fu venerato come un severo asceta, un uomo di preghiera, un generoso taumaturgo, avendo guarito ogni sorta di afflizioni e dolori. Celebrava la Divina Liturgia tutti i giorni, dormiva poco più di un’ora al giorno, e manteneva uno stretto digiuno ogni giorno fino a sera. Probabilmente nessuno come lui ha dato tanta protezione e conforto al popolo russo ortodosso in esilio dopo la Rivoluzione del 1917; era un pastore generoso e vigile sul suo gregge in Cina, nelle Filippine, in Europa e in America. Attraverso il suo lavoro missionario ha anche portato nella Chiesa molti che non erano “di questo ovile”. Dal suo riposo nel 1966, è stato particolarmente glorificato da Dio attraverso segni e miracoli, e il suo corpo è rimasto incorrotto.
- 02.07: Memoria di San Lampro, neomartire
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
San Lampro subì il martirio a Makri, vicino Evros in Tracia, il 2 luglio 1835. Insieme ad altri cinque (Teodoro, un altro Teodoro, Giorgio, Giovanni e Michele), fu ricattato dai Turchi per motivi religiosi, e in un primo tempo cedette. In seguito però si pentì, venendo martirizzato con gli altri per la sua fede in Cristo.