04.07: Memoria delle Sante martiri Ciprilla, Aroa e Lucia
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
La beata Ciprilla, era originaria dello stesso luogo di provenienza di Teodoro, Vescovo di Cirene. Si sposò, ma la convivenza con il marito durò solo due anni: quello infatti morì, e Ciprilla rimase vedova a 28 anni. Poiché era afflitta da terribili mal di testa, andò da San Teodoro, che in quel momento era agli arresti per la sua fede di Cristo, e la guarì. Da allora Ciprilla, insieme a Lucia ed Aroa, rimase in quel luogo per assistere il Santo.
Dopo il martirio di San Teodoro, anche Ciprilla dovette presentarsi al governatore. Ma poiché non furono in grado di costringerla a sacrificare agli idoli (si racconta che al di sopra di un braciere le furono messi in mano alcuni carboni ardenti e dell’incenso, nella speranza che, gettandoli per non scottarsi, avrebbe – almeno formalmente – consumato il sacrificio pagano: ma la donna chiuse il pugno, ustionandosi pur di non sacrificare), la appesero ad un albero e le dilaniarono le carni con uncini. In questo modo consegnò la sua beata anima a Dio. La sua preziosa reliquia, fu raccolta e seppellita da Lucia ed Aroa. Più tardi, il governatore uccise anche queste altre due donne.
- 04.07: Memoria di San Donato, vescovo di Libia
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Secondo alcuni studiosi, si tratta di Donato vescovo di Arezzo in Etruria. I genitori di Donato erano morti testimoniando la loro fede in Cristo, e il loro figlio, insieme a un certo monaco Ilarione, si era rifugiato nella suddetta città, della quale divenne vescovo. All’inizio della persecuzione messa in atto da Giuliano l’apostata, il governatore Quadratiano ordinò ad entrambi di sacrificare agli idoli. Non solo quelli si rifiutarono, ma protestarono con forza presso le autorità pubbliche per il loro errore. Ilarione fu ucciso a bastonate e Donato, dopo molte torture, venne decapitato. Le loro sacre reliquie, abbandonate nel luogo dell’esecuzione, furono raccolte dai cristiani nel luogo e seppellite con onore.
- 04.07: Memoria di San Michele Coniate, metropolita di Atene
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Michele Coniate fu l’ultimo Metropolita di Atene (1182-1204) prima della conquista dei Franchi. Il vescovo, uno studioso fratello del famoso storico Niceta, affezionato al glorioso passato di Atene, la difese non solo contro nemici e assedianti, ma anche dall’impunità dei funzionari statali. Le sue lettere sono una ricca fonte di informazioni sull’Attica tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo. In queste lettere si nota il tono polemico contro Atene: tuttavia, ad uno sguardo più attento, è facile riscontrare un amore vero e profondo, sia per la città che per la sua gente.
Nel 1203 difese con successo la città minacciata dal signore del Peloponneso Leo Sguro. Poco più tardi, nel 1204, subito dopo la conquista dei Franchi, fuggì in esilio nell’isola cicladica di Kea, non cessando anche da quel luogo di proteggere il suo gregge. In seguito si recò al Monastero di S. Giovanni il Precursore vicino alle Termopili, dove morì nel 1222.
La funzione del Santo fu scritta, insieme a quella di Andrea di Creta, dal grande Innografo della Chiesa di Alessandria Charalambis Bousias.
- 04.07: Memoria di San Teodoro, vescovo di Cirene
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San Teodoro visse al tempo dell’imperatore Diocleziano (284-304) e proveniva da Cirene in Libia. Era un copista di libri sacri, che distribuiva alle chiese per l’illuminazione spiritale dei fedeli. Intorno all’anno 299 venne denunciato al governatore locale, Dignano, perché stava convertendo molti idolatri alla fede cristiana con i suoi libri. Il governatore lo convocò, e Teodoro si presentò accompagnato da molti cristiani, tra cui le sante Ciprilla, Aroa e Lucia. Il governatore gli chiese di consegnare i suoi libri e di rinnegare Cristo, ma Teodoro non obbedì al comando del sovrano, che quindi ordinò di sottoporlo a tortura. Dopo vari tormenti senza pietà, lo crocifissero e si misero a graffiargli le ferite. Poi, dopo avergli tagliata la lingua, lo gettarono in prigione, dove esalò l’ultimo respiro.
- 04.07: Memoria di Sant’Andrea di Creta, o di Gerusalemme
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Sant’Andrea era originario di Damasco; i suoi genitori erano Giorgio e Gregoria, ferventi cristiani. A 15 anni divenne Lettore presso la Chiesa di Gerusalemme, presieduta in quel periodo dal Patriarca Teodoro: per questo, è chiamato “di Gerusalemme”. Andrea si distinse tra i santi padri per la sua educazione e virtù, e perciò fu considerato degno di recarsi a Costantinopoli per il sesto Concilio ecumenico contro i monofisiti, nel 680, durante il regno dell’imperatore Costantino IV (668-685). Dopo il Concilio rimase nella capitale, divenendo diacono della Grande Chiesa a Costantinopoli, cioè la Chiesa di Santa Sofia, e poi Arcivescovo di Creta. Si addormentò nel Signore nel 720 o nel 723, e fu seppellito nella chiesa di Santa Anastasia. Il beato Andrea fu il miglior oratore del suo tempo, lasciando opere ricche di forme retoriche di incomparabile bellezza. Per primo concepì un sistema completo di omelie per le feste: di esse ne sono rimaste circa 30, alcune pubblicate, altre no. Ha scritto molti discorsi ed encomi. Sono giunti a noi circa cento Canoni e molti Idiomela. In quanto melode, ne scrisse i testi e ne compose la musica. Oltre a tutto il resto, ha composto il famoso Grande Canone, che si canta durante la Grande Quaresima (durante la Prima Settimana e, per intero, il Giovedì della Quinta Settimana).
- 04.07: Memoria di Sant’Andrej Rublëv, l’iconografo
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Andrej Rublëv, nacque intorno al 1360-1370 ed è considerato il principale iconografo russo del Medioevo.
Pochi dettagli della sua vita sono noti. Non sappiamo dove sia nato, né quale fosse il suo nome secolare, se non che gli fu dato il nome Andrea quando prese l’abito monastico nel Monastero della Santissima Trinità. La prima menzione del suo nome risale al 1405, in un documento che attesta l’affidamento a lui della decorazione del Tempio dell’Annunciazione al Cremlino insieme a Teofane il Greco e a un certo maestro Procoro. Quest’ultimo è stato menzionato lì, a causa dell’età e dell’anzianità.
Si dice che nel 1408 intraprese, insieme al suo socio Daniele, la decorazione del Tempio dell’Ascensione a Vladimir e dal 1425 fino al 1427 del katholikon del suo monastero, la Santa Trinità e San Sergio. Infine, dopo la morte di Daniele, arrivò al monastero Andronikov a Mosca, dove intraprese la decorazione del katholikon. Si ritiene che sia morto durante questo lavoro a circa 70 anni, il 29 gennaio.
Nel 1988 fu proclamato santo dalla Chiesa russa come Sant’Andrea l’Iconografo.
Andreji Rublev era il più importante agiografo russo ed è considerato uno dei più grandi del mondo. Il lavoro per il quale è riconosciuto come uno dei principali agiografi ortodossi è l’icona della Santissima Trinità, che è il capolavoro dell’arte iconografica russa. L’immagine della Santissima Trinità, nota come “L’Ospitalità di Abramo”, si distingue per la sua composizione, il ritmo, l’illuminazione, l’armonia, la purezza e la semplicità.
I giudizi estetici sul suo lavoro sono difficili da formulare con certezza, poiché le opere a lui attribuite sono state rimaneggiate più tardi, poiché i materiali utilizzati in quel momento in Russia non erano indelebili. In ogni caso, l’influenza delle opere di Teofane il Greco è chiaramente rintracciabile, ma si ritiene che Andrea sia andato oltre Teofane, per quanto riguarda la rappresentazione della spiritualità nelle figure.
La sua tecnica combina ascetismo e armonia nello stile bizantino. Le sue opere si distinguono per la tranquillità e la serenità e sono considerate un modello di iconografia ortodossa.
- 04.07: Memoria di Santa Marta, madre di San Simeone della Montagna Meravigliosa
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La beata Marta fu adornata di molte virtù cristiane e diede alla luce san Simeone secondo la promessa di Dio stesso. Era di grande e profonda filantropia, aiutava il prossimo senza limiti. Quando morì in pace, venne sepolta a Dafni di Antiochia. Più tardi, si dice, suo figlio portò la sua santa reliquia vicino alla colonna dove praticava l’ascesi. In quel luogo, con le preghiere del suo santo figlio, il suo sepolcro divenne un luogo di guarigioni miracolose.