23.07: Memoria del del Santo ieromatire FOCÀ il Taumaturgo
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
San Focà nacque nella città di Sinope, sulle rive del Mar Nero, da padre di nome Panfilio, costruttore di battelli e madre di nome Maria. Dopo che fu tirato dalle grinfie dell’orrore pagano, Dio gli accordò, fino alla morte, la grazia di compiere miracoli. Egli divenne in seguito vescovo di Sinope e condusse, con le sue parole ispirate ed i suoi miracoli, numerosi pagani alla vera fede. Dio gli rivelò in maniera tutta speciale che il momento di affrontare il martirio per lui era arrivato. Una colomba andò un giorno a posarsi sulla sua testa, depositando una corona e indirizzandogli la parola con voce umana: << Un calice è stato preparato per te, tu devi subito berne >>. Egli comparve allora avanti al governatore Africano e confessò con audacia il Cristo vero Dio e vero uomo. Poiché Africano aveva blasfemato il Nome di Cristo e fatto torturare il santo, si ebbe un terribile terremoto che colpì a morte subito il governatore ed i suoi soldati. Ma alla domanda della donna del governatore, il santo, misericordioso a immagine del suo Creatore, lo risuscitò con la sua preghiera. Egli fu condotto dall’imperatore Traiano (101) che lo fece scuoiare e poi gettare in un bagno bollente, dove il santo rimise la sua anima a Dio. Dopo la morte, Focà fece ancora numerosi miracoli per coloro che invocavano con fede il suo soccorso.
*Egualmente commemorato il 22 settembre
- 23.07: Memoria del Profeta Ezechiele
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Il Profeta Ezechiele (“Dio è forte” o “La forza di Dio”) era figlio di Buzi e apparteneva ad una famiglia di sacerdoti. Fu fatto prigioniero e portato a Babilonia durante il regno di Ioiachin. Nel quinto anno di questa prigionia, circa nel 594 o 593, iniziò a profetizzare. Dopo aver profetizzato per circa ventotto anni, fu ucciso, si dice, da membri della tribù di Gad, perché li rimproverava per la loro idolatria. Come profeta è considerato al terzo posto tra i profeti maggiori. Il suo libro profetico, diviso in quarantotto capitoli, è ricco di immagini mistiche e di meravigliose visioni e allegorie profetiche, tra le quali il temibile Carro dei Cherubini descritto nel primo capitolo; la “porta chiusa”, attraverso la quale solo il Signore sarebbe entrato, predizione dell’Incarnazione del Logos dalla Vergine (44, 1-3); le “ossa secche” che tornarono alla vita (37, 1-14), figura della restaurazione di Israele prigioniero, e della risurrezione generale del genere umano.
- 23.07: Memoria di Sant’Anna di Leucade
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Sant’Anna di Leucade visse negli anni dell’imperatore Teofilo l’iconomaco (829-842) e nacque in una famiglia ricca e importante. Aveva abbondanti grazie fisiche e spirituali perché era cresciuta secondo le ammonizioni del Signore. Dopo la morte dei suoi genitori, divenne l’erede della grande ricchezza del padre, parte della quale condivise con i poveri. Ma di questa bella ragazza si innamorò un certo Agareno, che viveva a Costantinopoli e che le chiese di sposarlo. Anna non accettò e, piangendo, pregava Dio di liberarla da questa tentazione. In effetti, Dio ascoltò le sue preghiere e Agareno morì. In seguito Anna entrò in un monastero a Costantinopoli, dove si praticava una disciplina di duro lavoro e preghiera. Dopo aver trascorso cinquant’anni di ascesi, dopo una malattia di breve durata, consegnò la sua anima beata a Dio. La sua venerabile reliquia, quando dopo anni fu riesumata, fu trovata intera e fragrante di tutta la fragranza divina, e fece molti e diversi miracoli.
- 23.07: Memoria di Santa Pelagia di Tinos
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Pelagia era la figlia del sacerdote Nikiforos Negrepotis. Sua madre era di Tripotamos di Tinos e apparteneva alla famiglia Frangoulis. Nacque nel 1752 nel villaggio di Kampos a Tinos e il suo nome mondano era Lucia. Diversi documenti attestano che aveva altre tre sorelle. La sua famiglia si distingueva per una fede pura e per la dedizione agli ideali religiosi.
Pochi anni dopo la nascita di Lucia suo padre morì. Aveva allora 12 anni e mostrava segni di intenso desiderio di dedicare la sua vita a servire la volontà di Dio. Le difficoltà delle condizioni economiche spinsero la madre a mandarla a Tripotamos, dalla sorella più ricca. Lì Lucia rimase per tre anni, facendo frequente visita ad una zia, che era monaca al Monastero di Kechrovouni. Sentì quindi un bisogno impellente di intraprendere la vita monastica e all’età di 15 anni entrò nel monastero come novizia, sotto la supervisione della zia monaca. Quando venne il momento, fu tonsurata anche lei monaca e prese il nome di Pelagia.
Come monaca, si dedicò completamente all’adorazione di Dio e al sollievo dei sofferenti. La purezza della sua anima, la santità della sua vita, la sua abnegazione, la sua vita mistica e il suo desiderio di redenzione fecero in modo che la monaca Pelagia diventasse il “vaso di elezione” attraverso cui la Vergine facesse ritrovare la sua santa immagine nel campo di Doxara nella città di Tinos (30 gennaio 1823), fatto che doveva fare di Tinos un’isola santa e rendere Pelagia stessa una Santa. Questo accadde quando la Beata aveva 73 anni e Gabriele era Metropolita di Tinos.
Santa Pelagia operò diversi miracoli, attraverso l’intercessione della Vergine Maria e la grazia di Dio, prima e dopo la sua morte, avvenuta il 28 aprile 1834. Fu sepolta nella chiesa degli Arcangeli del monastero.
Nel 1973 un tempio maestoso fu costruito nel suo nome, dove è oggi custodita e venerata la santa reliquia della sua testa. Fu proclamata Santa con l’Atto Patriarcale Sinodale dell’11 settembre 1970, e la sua memoria fu stabilita il 23 luglio, il giorno della sua terza visione.
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La scoperta dell’icona miracolosa della Vergine avvenne in seguito ad una visione di Santa Pelagia.
Domenica 9 luglio 1822 vide in sogno una magnifica signora con l’aureola che prese a spiegarle come fosse stata sepolta per così tanto tempo sotto terra. Le chiese di visitare l’addetto agli affari interni del monastero quando si sarebbe fatto giorno, annunciandogli il suo desiderio di rivelare il suo palazzo sepolto e in rovina nel campo di Antonios Doxarà.
Quando la Santa si svegliò, si rese conto che la donna era la Madre di Dio e che il palazzo era ovviamente il suo Tempio. Ma le nacquero dei dubbi sul fatto che tutto questo fosse accaduto proprio a lei, umile monaca, e su quanto avrebbe dovuto soffrire a sopportare la sicura messa in ridicolo da parte del mondo scettico. Quindi decise di non fare menzione di nulla.
La domenica successiva, 16 luglio 1822, la stessa Signora le apparve di nuovo in sogno, dando sempre lo stesso ordine. Pelagia non aveva più alcun dubbio sul fatto che fosse la prescelta dalla Theotokos, ma di nuovo i suoi dubbi le impedirono di agire.
Quando anche la terza domenica, il 23 luglio, apparve in sogno con un tono addolorato ma duro, chiedendo spiegazioni per il suo ordine non rispettato, Santa Pelagia decise di agire senza ulteriori esitazioni.
Lo stesso giorno, Pelagia si recò dall’Igumena che, conoscendo la sua vita virtuosa, le credette, e riferì tutto al consigliere del monastero. Costui, a sua volta, informò il Metropolita di Tinos, che invitò il popolo di Tinos alla Chiesa metropolitana degli Arcangeli, chiedendo il suo sostegno per questa impresa, donando denaro o impegnandosi nei lavori.
Il popolo iniziò con gioia gli scavi all’inizio del settembre 1822: venne scoperto un antico tempio di Dioniso e il tempio di San Giovanni Battista. Tuttavia, non fu ritrovata alcuna traccia dell’icona, e questo oscurò il clima positivo e portò lentamente all’abbandono dell’impresa. La peste ebbe una recrudescenza in quel periodo, e il Consigliere del monastero interpretò questo fatto come una punizione divina.
In accordo con il Metropolita di Tinos, fu convocato nuovamente il popolo dei fedeli con lo stesso appello, nominando anche un comitato per il controllo del progetto. Poiché i lavori non portarono risultati, la gente prese a schernire Pelagia accusandola di essere una visionaria. Con le lacrime agli occhi, Pelagia chiese l’aiuto della Theotokos, la quale le rivelò il punto esatto in cui era stata seppellita la sua icona.
Il 30 gennaio 1823, dopo l’indicazione della nuova posizione, l’ascia del signor Vlassis impattò sull’icona miracolosa!