23 marzo- Memoria del nostro santo padre Nicon e dei suoi 199 discepoli; di san Domezio martire (sotto Giuliano l’apostata 361-363); di san Luca di Arianopoli (1802)

Sinassario

Il 23 di questo mese memoria del nostro santo padre Nicon e dei suoi 199 discepoli.
Stichi. Colui che assegna corone, preparò per te, Nicon, morto di spada, una corona di vittoria. Il 23 Nicon perì di spada.

Per i suoi discepoli.
Stichi. Il nugolo dei testimoni è sorto sul maestro; duecento martiri meno uno perirono di spada.

Lo stesso giorno san Domezio perì di spada.
Stichi. Il carnefice stesso si rattristò quando vide cadere sotto la spada la testa di Domezio.

Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi. Amìn.

 

 

  • 03: Memoria del nostro santo padre Nikon e d’altri con lui

Archimandrita Antonio Scordino

Militare nato a Napoli o di stanza a Napoli, scampato a un sanguinoso scontro, attribuì la salvezza al Dio dei cristiani, al quale credeva la madre; disertò quindi l’Esercito e si nascose nell’isola di Chios, deciso ad arruolarsi nell’esercito dei redenti. A Chios Nikon incontrò il vescovo Teodoro di Cizico, anch’egli latitante insieme con altri cristiani, e da lui fu immerso nel Lavacro della divina Illuminazione. Consacrato poi vescovo dallo stesso Teodoro, Nikon abbandonò Chios e si recò a Mitilini, da dove tornò a Napoli: pare durante il regno di Filippo l’Arabo, tra il 244 e il 249, il primo imperatore cristiano. Ucciso però Filippo e salito al potere Decio, acerrimo nemico dei cristiani, Nikon con altri scappò da Napoli e si nascose in Sicilia, tra i ruderi d’un antico stabilimento termale, nelle gole del fiume Onobala, detto oggi Alcantara; scoperto, fu decapitato insieme ai suoi compagni.

  • 03: Memoria di San Benedetto monaco in Campania (verso il 650)

Le poche notizie che si hanno su di lui provengono da San Gregorio Magno, che afferma di averle ricevute da un vecchio monaco, suo fa­miliare. Benedetto sarebbe vissuto al tempo di Totila (+ 552), i cui soldati tentarono, senza riuscirvi, di bruciarlo, prima dentro la sua cella, poi in un forno ardente.

Da consultare: Totila come perfidus rex tra storia e agiografia
In https://www.academia.edu/1760420/Totila_come_perfidus_rex_tra_storia_e_agiografia

  • 03: Memoria di San Luca di Adrianopoli (1802)

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

San Luca nacque da Atanasio e Domnitsa a Edirne, in Tracia. All’età di sei anni rimase orfano dal padre e sua madre lo consegnò a un negoziatore di Zagorà, con il quale si stabilì a Costantinopoli.

Quando Luca aveva 13 anni, litigò con un bambino turco fuori dalla casa del suo padrone e lo picchiò. I turchi presenti lo videro e si scagliarono con rabbia contro il ragazzo cristiano. Per evitare la punizione, Luca disse ai turchi: “Lasciami e diventerò come voi”. Allora la rabbia dei turchi si placò e lo portarono da un nobile turco, che riuscì a convertirlo all’Islam.

Incalzato dalla sua coscienza, però, Luca cercò l’aiuto del suo padrone di Zagorà, che cercò di liberarlo con l’intervento dell’ambasciata russa. Questa rispose che avrebbe accettato Luca solo se fosse scappato dalla casa del suo padrone turco. Infatti, dopo pochi giorni, Luca riuscì a scappare dalla casa del suo padrone e dopo essersi imbarcato su una nave si recò a Smirne, e da lì a Thira. Lì, su consiglio di un sacerdote, giunse al Monte Athos, dove rimase a lungo. Dopo aver visitato vari eremi e monasteri, divenne finalmente monaco al monastero di Stavronikita. Tuttavia, fu preso dal desiderio del martirio e partì per Mitilene di Lesbo, nel marzo 1802.

A causa di alcuni eventi, Mitilene in quel momento era in grande fermento. Luca, con le preghiere dei Padri del Monte Athos, si presentò al giudice della città e confessò coraggiosamente Cristo. Nonostante l’adulazione e la prepotenza dei turchi, il testimone della Tracia rimase saldo nella sua fede e nella sua decisione di soffrire il martirio. Sulla strada per recarsi dal governatore, incontrando il Metropolita di Mitilene, che stava venendo trasportato in ospedale, si chinò, gli baciò la mano e chiese le sue preghiere. Per questa azione, i turchi che lo accompagnavano lo picchiarono senza pietà.

Di fronte al governatore, Luca proclamò coraggiosamente Cristo e biasimò la religione musulmana. Dopo tre giorni, scaduti senza che il santo cambiasse la sua determinazione, il governatore emise il verdetto. Così, il 23 marzo 1802, Luca fu impiccato a Mitilene e ricevette la gloriosa corona del martirio. La sua sacra reliquia rimase tre giorni sulla forca, poi fu gettata in mare.

23 marzo- Memoria del nostro santo padre Nicon e dei suoi 199 discepoli; di san Domezio martire (sotto Giuliano l’apostata 361-363); di san Luca di Arianopoli (1802)

Sinassario

Il 23 di questo mese memoria del nostro santo padre Nicon e dei suoi 199 discepoli.
Stichi. Colui che assegna corone, preparò per te, Nicon, morto di spada, una corona di vittoria. Il 23 Nicon perì di spada.

Per i suoi discepoli.
Stichi. Il nugolo dei testimoni è sorto sul maestro; duecento martiri meno uno perirono di spada.

Lo stesso giorno san Domezio perì di spada.
Stichi. Il carnefice stesso si rattristò quando vide cadere sotto la spada la testa di Domezio.

Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi. Amìn.

 

 

  • 03: Memoria del nostro santo padre Nikon e d’altri con lui

Archimandrita Antonio Scordino

Militare nato a Napoli o di stanza a Napoli, scampato a un sanguinoso scontro, attribuì la salvezza al Dio dei cristiani, al quale credeva la madre; disertò quindi l’Esercito e si nascose nell’isola di Chios, deciso ad arruolarsi nell’esercito dei redenti. A Chios Nikon incontrò il vescovo Teodoro di Cizico, anch’egli latitante insieme con altri cristiani, e da lui fu immerso nel Lavacro della divina Illuminazione. Consacrato poi vescovo dallo stesso Teodoro, Nikon abbandonò Chios e si recò a Mitilini, da dove tornò a Napoli: pare durante il regno di Filippo l’Arabo, tra il 244 e il 249, il primo imperatore cristiano. Ucciso però Filippo e salito al potere Decio, acerrimo nemico dei cristiani, Nikon con altri scappò da Napoli e si nascose in Sicilia, tra i ruderi d’un antico stabilimento termale, nelle gole del fiume Onobala, detto oggi Alcantara; scoperto, fu decapitato insieme ai suoi compagni.

  • 03: Memoria di San Benedetto monaco in Campania (verso il 650)

Le poche notizie che si hanno su di lui provengono da San Gregorio Magno, che afferma di averle ricevute da un vecchio monaco, suo fa­miliare. Benedetto sarebbe vissuto al tempo di Totila (+ 552), i cui soldati tentarono, senza riuscirvi, di bruciarlo, prima dentro la sua cella, poi in un forno ardente.

Da consultare: Totila come perfidus rex tra storia e agiografia
In https://www.academia.edu/1760420/Totila_come_perfidus_rex_tra_storia_e_agiografia

  • 03: Memoria di San Luca di Adrianopoli (1802)

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

San Luca nacque da Atanasio e Domnitsa a Edirne, in Tracia. All’età di sei anni rimase orfano dal padre e sua madre lo consegnò a un negoziatore di Zagorà, con il quale si stabilì a Costantinopoli.

Quando Luca aveva 13 anni, litigò con un bambino turco fuori dalla casa del suo padrone e lo picchiò. I turchi presenti lo videro e si scagliarono con rabbia contro il ragazzo cristiano. Per evitare la punizione, Luca disse ai turchi: “Lasciami e diventerò come voi”. Allora la rabbia dei turchi si placò e lo portarono da un nobile turco, che riuscì a convertirlo all’Islam.

Incalzato dalla sua coscienza, però, Luca cercò l’aiuto del suo padrone di Zagorà, che cercò di liberarlo con l’intervento dell’ambasciata russa. Questa rispose che avrebbe accettato Luca solo se fosse scappato dalla casa del suo padrone turco. Infatti, dopo pochi giorni, Luca riuscì a scappare dalla casa del suo padrone e dopo essersi imbarcato su una nave si recò a Smirne, e da lì a Thira. Lì, su consiglio di un sacerdote, giunse al Monte Athos, dove rimase a lungo. Dopo aver visitato vari eremi e monasteri, divenne finalmente monaco al monastero di Stavronikita. Tuttavia, fu preso dal desiderio del martirio e partì per Mitilene di Lesbo, nel marzo 1802.

A causa di alcuni eventi, Mitilene in quel momento era in grande fermento. Luca, con le preghiere dei Padri del Monte Athos, si presentò al giudice della città e confessò coraggiosamente Cristo. Nonostante l’adulazione e la prepotenza dei turchi, il testimone della Tracia rimase saldo nella sua fede e nella sua decisione di soffrire il martirio. Sulla strada per recarsi dal governatore, incontrando il Metropolita di Mitilene, che stava venendo trasportato in ospedale, si chinò, gli baciò la mano e chiese le sue preghiere. Per questa azione, i turchi che lo accompagnavano lo picchiarono senza pietà.

Di fronte al governatore, Luca proclamò coraggiosamente Cristo e biasimò la religione musulmana. Dopo tre giorni, scaduti senza che il santo cambiasse la sua determinazione, il governatore emise il verdetto. Così, il 23 marzo 1802, Luca fu impiccato a Mitilene e ricevette la gloriosa corona del martirio. La sua sacra reliquia rimase tre giorni sulla forca, poi fu gettata in mare.