2 aprile- memoria di san Tito il taumaturgo; dei santi fratelli martiri Amfiano ed Edesio (inizio IV sec.); del santo martire Policarpo (inizi IV sec.); del beato Gregorio asceta in Nicomeedia (1240); di santa Teodora vergine e martire, di Tiro di Fenicia

Sinassario

Il 2 di questo mese del beato nostro padre Tito;
Stichi. Che cos’è questo, Tito? Anche tu lasci la vita? La lascio rendendo così gloria a Cristo. Il giorno due gli angeli presero l’anima di Tito.

Lo stesso giorno memoria dei santi martiri e fratelli di sangue Amfiano e Edèsio.
Stichi. Sommerso dalle onde senza essere anfibio: questa morte subì Amfiano con suo fratello.

Lo stesso giorno memoria di santa Teodora, vergine e martire.
Stichi. Fanciulla e vergine si offre Teodora come dono gradito all’unico Dio da lei adorato.

Lo stesso giorno memoria di san Policarpo martire.
Stichi. Policarpo, come vite del suo Sovrano, produce grazie a quel taglio, copia di frutti.

Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi. Amìn.

 

 

Αγία Θεοδώρα η Παρθενομάρτυρας

Αγία Ebba η Οσιοπαρθενομάρτυρας η Νέα         

  • 04: Memoria dei santi martiri Anfiano ed Edesio

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

I Santi Martiri Anfiano ed Edesio vissero al tempo dell’imperatore Massimiano (286-305). Erano fratelli da parte di madre e provenivano da un villaggio della Lidia, in Asia Minore. Trovatisi a Berito (Beirut), furono introdotti alla fede in Cristo dal martire Panfilo. Per questo furono arrestati e condotti alla presenza di Urbano, il governatore della città. Anfiano, dichiarata per primo apertamente la fede nell’unico vero Dio, Gesù Cristo, fu in vario modo torturato. Pur soffrendo molto, rimase fermo e incrollabile nella sua fede in Cristo. Per questo, gli idolatri lo gettarono in mare, dove concluse il suo combattimento ricevendo dal Signore la corona del martirio.
Edesio fu condannato ai lavori forzati in miniera e condotto ad Alessandria. Un giorno vide il governatore di Alessandria, Ierocle, punire i Cristiani del luogo: corse allora e lo colpì con un bastone. La conseguenza fu che venne torturato, e alla fine gettato anche lui in mare. Così guadagnò la corona dell’immortalità e la gloria celeste.

 

  • 04: Memoria dei Ss. Abbondio vescovo di Como (verso il 489) e Vittore Vescovo di Capua (verso il 554)

a cura del Protopresbitero Giovanni Festa

Sant’Abbondio,  probabilmente greco di Tessalonica, e vescovo di Como (verso il 489)

 

Dal quotidiano Avvenire 

Di Abbondio si sa che fu vescovo lariano dal 440, mentre non si conoscono con certezza data di nascita e morte. Come ignoto è il luogo di origine. Conosceva bene il greco e, perciò, prima di dedicarsi a tempo pieno al servizio episcopale (e all’attività missionaria nelle zone montuose vicino Lugano ancora scristianizzate), fu mandato dal Papa Leone I Magno a Costantinopoli per dirimere, con successo, la questione dottrinale sulle due nature di Cristo suscitata da Nestorio ed Eutiche. I resti del patrono sono nella basilica di Como.

 

 

Martirologio Romano: A Como, sant’Abbondio, vescovo, che fu inviato a Costantinopoli dal papa san Leone Magno e vi difese con zelo la retta fede.

 

Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/34400

Una tradizione lo dice greco, di Tessalonica (attuale Salonicco), ma il nome così schiettamente latino ne fa dubitare. Risulta invece che Abbondio conosce bene la lingua greca, caso ormai raro nella Chiesa d’Occidente all’epoca sua.
Ignoti il tempo e il luogo della nascita, la prima data certa della sua biografia è il 17 novembre del 440: in quel giorno Abbondio, già collaboratore del vescovo Amanzio in Como, riceve la consacrazione episcopale come suo successore. Ma non può dedicarsi subito alla diocesi: il papa Leone I Magno (quello dell’incontro con Attila) ha bisogno di lui per un compito tutt’altro che tranquillo: deve andare a Costantinopoli come legato pontificio presso l’imperatore Teodosio II. E lì Abbondio dovrà ristabilire in modo duraturo l’unità nella fede, dopo il lungo conflitto dottrinale suscitato dal vescovo Nestorio e dall’archimandrita Eutiche. Questi sono due figure eminenti del cristianesimo orientale, entrambi però in contrasto con la dottrina della Chiesa di Roma e dei concili sul tema delle due nature – umana e divina – nella persona di Cristo; e per buon peso sono in contrasto pure fra di loro, con le inevitabili divisioni anche fra i cristiani, i conflitti per la nomina dei vescovi, con accompagnamento anche di violenze fisiche: com’è accaduto al patriarca Flaviano di Costantinopoli, seguace dell’ortodossia, aggredito brutalmente e deposto, tanto da morirne poco dopo.
Morto anche l’imperatore Teodosio II nel 450, Abbondio a Costantinopoli trova il suo successore Marciano: e a lui, come ai vescovi, al clero, ai monaci e ai fedeli, Abbondio ribadisce con franchezza la dottrina cattolica sulle due nature in Cristo, come l’ha esposta Leone I in una lettera diretta ancora a Flaviano. E porta a termine la missione facendo accettare il documento pontificio da tutti i vescovi d’Oriente, con in testa quello di Costantinopoli, già nemico di Flaviano.
Un successo pacifico e pieno per Abbondio, accolto festosamente a Roma da papa Leone nel 451. Dopo una missione analoga nel Nord dell’Italia, egli può infine essere vescovo di Como a tempo pieno. E questo significa farsi missionario, annunciando il Vangelo nelle regioni montane, nella zona di Lugano e in altre terre non ancora cristianizzate. Il diplomatico e teologo diventa predicatore. E muore in un giorno di Pasqua, dice un testo dell’epoca, appunto dopo aver predicato. Ma non si conosce con certezza l’anno della morte, indicato da alcuni nel 469, da altri nel 488 o nel 499.
Il Martyrologium Romanum lo ricorda il 2 aprile, mentre la diocesi di Como lo festeggia il 31 agosto.

 

Consultare anche

SANT’ABBONDIO: IL BELLO EDUCA

Edizioni Il Cavedio/Collana Raccontare l’Arte n. 6 Testo redatto a cura di Giovanna Lo Cicero Traduzioni a cura di Alice Barozzini e Camilla Malfanti Via Vetera, 6 – 21100 Varese Tel. 0332-287281

e-mail: ilcavedio@ilcavedio.it – www.ilcavedio.it Stampa Comunicarte srl – via Ezio Tarantelli, 16 Mozzate Finito di stampare nel dicembre 2013

 

———————————-

 

 

San Vittore Vescovo di Capua (verso il 554)

 

Tratto da http://it.cathopedia.org/wiki/San_Vittore_di_Capua

Della sua vita nulla si conosce tranne quanto riportato nel suo epitaffio (C.I.L., 4503), tuttora conservatosi, mentre la sua tomba è scomparsa. Dalla lapide apprendiamo che il suo episcopato finì nell’aprile del 554  L’autenticità della lapida e le date sono fuori di dubbio.

I suoi scritti originali giunti a noi in frammenti, ci mostrano un devoto studente e un uomo di vasta e varia cultura. La sua opera più famosa è il Codex Fuldensis, uno dei più antichi manoscritti rimasti della Vulgata  redatto sotto la sua direzione e da lui stesso riveduto e corretto. La particolarità del codice è che presenta, al posto dei quattro Vangeli, una armonizzazione degli stessi, come egli indica nella prefazione, un Vangelo unico ricavato dai quattro canonici.

Vittore non era certo se l’armonizzazione usata era identica al Diatesseron di Taziano il Siro . Attualmente si ritiene che questa armonizzazione sia una elaborazione di autore anonimo eseguita attorno al 500. Il lavoro utilizza il latino della Vulgata di San Girolamo  con il testo greco del Diatesseron con il cambiamento di ordine in alcuni passaggi e con brani aggiuntivi.

Altre opere di Vittore sono:

  • De cyclo Paschali in frammenti (PL 68,1097-1098; Jean Baptiste François Pitra, “Solesm Spic..”, I, 296)
  • commentari sul Vecchio e Nuovo Testamento
  • Libelius reticulus seu de arca di Noe (Pitrone, “Spic. Solesm.”, I, 287), contenente un ingegnoso calcolo per dimostrare che le misure dell’Arca di Noè non sono altro che una allegoria degli anni della vita di Cristo.
  • Capitula de resurrectione Domini sulla genealogia di Gesù  e sull’ora della sua morte

2 aprile- memoria di san Tito il taumaturgo; dei santi fratelli martiri Amfiano ed Edesio (inizio IV sec.); del santo martire Policarpo (inizi IV sec.); del beato Gregorio asceta in Nicomeedia (1240); di santa Teodora vergine e martire, di Tiro di Fenicia

Sinassario

Il 2 di questo mese del beato nostro padre Tito;
Stichi. Che cos’è questo, Tito? Anche tu lasci la vita? La lascio rendendo così gloria a Cristo. Il giorno due gli angeli presero l’anima di Tito.

Lo stesso giorno memoria dei santi martiri e fratelli di sangue Amfiano e Edèsio.
Stichi. Sommerso dalle onde senza essere anfibio: questa morte subì Amfiano con suo fratello.

Lo stesso giorno memoria di santa Teodora, vergine e martire.
Stichi. Fanciulla e vergine si offre Teodora come dono gradito all’unico Dio da lei adorato.

Lo stesso giorno memoria di san Policarpo martire.
Stichi. Policarpo, come vite del suo Sovrano, produce grazie a quel taglio, copia di frutti.

Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi. Amìn.

 

 

Αγία Θεοδώρα η Παρθενομάρτυρας

Αγία Ebba η Οσιοπαρθενομάρτυρας η Νέα         

  • 04: Memoria dei santi martiri Anfiano ed Edesio

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

I Santi Martiri Anfiano ed Edesio vissero al tempo dell’imperatore Massimiano (286-305). Erano fratelli da parte di madre e provenivano da un villaggio della Lidia, in Asia Minore. Trovatisi a Berito (Beirut), furono introdotti alla fede in Cristo dal martire Panfilo. Per questo furono arrestati e condotti alla presenza di Urbano, il governatore della città. Anfiano, dichiarata per primo apertamente la fede nell’unico vero Dio, Gesù Cristo, fu in vario modo torturato. Pur soffrendo molto, rimase fermo e incrollabile nella sua fede in Cristo. Per questo, gli idolatri lo gettarono in mare, dove concluse il suo combattimento ricevendo dal Signore la corona del martirio.
Edesio fu condannato ai lavori forzati in miniera e condotto ad Alessandria. Un giorno vide il governatore di Alessandria, Ierocle, punire i Cristiani del luogo: corse allora e lo colpì con un bastone. La conseguenza fu che venne torturato, e alla fine gettato anche lui in mare. Così guadagnò la corona dell’immortalità e la gloria celeste.

 

  • 04: Memoria dei Ss. Abbondio vescovo di Como (verso il 489) e Vittore Vescovo di Capua (verso il 554)

a cura del Protopresbitero Giovanni Festa

Sant’Abbondio,  probabilmente greco di Tessalonica, e vescovo di Como (verso il 489)

 

Dal quotidiano Avvenire 

Di Abbondio si sa che fu vescovo lariano dal 440, mentre non si conoscono con certezza data di nascita e morte. Come ignoto è il luogo di origine. Conosceva bene il greco e, perciò, prima di dedicarsi a tempo pieno al servizio episcopale (e all’attività missionaria nelle zone montuose vicino Lugano ancora scristianizzate), fu mandato dal Papa Leone I Magno a Costantinopoli per dirimere, con successo, la questione dottrinale sulle due nature di Cristo suscitata da Nestorio ed Eutiche. I resti del patrono sono nella basilica di Como.

 

 

Martirologio Romano: A Como, sant’Abbondio, vescovo, che fu inviato a Costantinopoli dal papa san Leone Magno e vi difese con zelo la retta fede.

 

Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/34400

Una tradizione lo dice greco, di Tessalonica (attuale Salonicco), ma il nome così schiettamente latino ne fa dubitare. Risulta invece che Abbondio conosce bene la lingua greca, caso ormai raro nella Chiesa d’Occidente all’epoca sua.
Ignoti il tempo e il luogo della nascita, la prima data certa della sua biografia è il 17 novembre del 440: in quel giorno Abbondio, già collaboratore del vescovo Amanzio in Como, riceve la consacrazione episcopale come suo successore. Ma non può dedicarsi subito alla diocesi: il papa Leone I Magno (quello dell’incontro con Attila) ha bisogno di lui per un compito tutt’altro che tranquillo: deve andare a Costantinopoli come legato pontificio presso l’imperatore Teodosio II. E lì Abbondio dovrà ristabilire in modo duraturo l’unità nella fede, dopo il lungo conflitto dottrinale suscitato dal vescovo Nestorio e dall’archimandrita Eutiche. Questi sono due figure eminenti del cristianesimo orientale, entrambi però in contrasto con la dottrina della Chiesa di Roma e dei concili sul tema delle due nature – umana e divina – nella persona di Cristo; e per buon peso sono in contrasto pure fra di loro, con le inevitabili divisioni anche fra i cristiani, i conflitti per la nomina dei vescovi, con accompagnamento anche di violenze fisiche: com’è accaduto al patriarca Flaviano di Costantinopoli, seguace dell’ortodossia, aggredito brutalmente e deposto, tanto da morirne poco dopo.
Morto anche l’imperatore Teodosio II nel 450, Abbondio a Costantinopoli trova il suo successore Marciano: e a lui, come ai vescovi, al clero, ai monaci e ai fedeli, Abbondio ribadisce con franchezza la dottrina cattolica sulle due nature in Cristo, come l’ha esposta Leone I in una lettera diretta ancora a Flaviano. E porta a termine la missione facendo accettare il documento pontificio da tutti i vescovi d’Oriente, con in testa quello di Costantinopoli, già nemico di Flaviano.
Un successo pacifico e pieno per Abbondio, accolto festosamente a Roma da papa Leone nel 451. Dopo una missione analoga nel Nord dell’Italia, egli può infine essere vescovo di Como a tempo pieno. E questo significa farsi missionario, annunciando il Vangelo nelle regioni montane, nella zona di Lugano e in altre terre non ancora cristianizzate. Il diplomatico e teologo diventa predicatore. E muore in un giorno di Pasqua, dice un testo dell’epoca, appunto dopo aver predicato. Ma non si conosce con certezza l’anno della morte, indicato da alcuni nel 469, da altri nel 488 o nel 499.
Il Martyrologium Romanum lo ricorda il 2 aprile, mentre la diocesi di Como lo festeggia il 31 agosto.

 

Consultare anche

SANT’ABBONDIO: IL BELLO EDUCA

Edizioni Il Cavedio/Collana Raccontare l’Arte n. 6 Testo redatto a cura di Giovanna Lo Cicero Traduzioni a cura di Alice Barozzini e Camilla Malfanti Via Vetera, 6 – 21100 Varese Tel. 0332-287281

e-mail: ilcavedio@ilcavedio.it – www.ilcavedio.it Stampa Comunicarte srl – via Ezio Tarantelli, 16 Mozzate Finito di stampare nel dicembre 2013

 

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San Vittore Vescovo di Capua (verso il 554)

 

Tratto da http://it.cathopedia.org/wiki/San_Vittore_di_Capua

Della sua vita nulla si conosce tranne quanto riportato nel suo epitaffio (C.I.L., 4503), tuttora conservatosi, mentre la sua tomba è scomparsa. Dalla lapide apprendiamo che il suo episcopato finì nell’aprile del 554  L’autenticità della lapida e le date sono fuori di dubbio.

I suoi scritti originali giunti a noi in frammenti, ci mostrano un devoto studente e un uomo di vasta e varia cultura. La sua opera più famosa è il Codex Fuldensis, uno dei più antichi manoscritti rimasti della Vulgata  redatto sotto la sua direzione e da lui stesso riveduto e corretto. La particolarità del codice è che presenta, al posto dei quattro Vangeli, una armonizzazione degli stessi, come egli indica nella prefazione, un Vangelo unico ricavato dai quattro canonici.

Vittore non era certo se l’armonizzazione usata era identica al Diatesseron di Taziano il Siro . Attualmente si ritiene che questa armonizzazione sia una elaborazione di autore anonimo eseguita attorno al 500. Il lavoro utilizza il latino della Vulgata di San Girolamo  con il testo greco del Diatesseron con il cambiamento di ordine in alcuni passaggi e con brani aggiuntivi.

Altre opere di Vittore sono:

  • De cyclo Paschali in frammenti (PL 68,1097-1098; Jean Baptiste François Pitra, “Solesm Spic..”, I, 296)
  • commentari sul Vecchio e Nuovo Testamento
  • Libelius reticulus seu de arca di Noe (Pitrone, “Spic. Solesm.”, I, 287), contenente un ingegnoso calcolo per dimostrare che le misure dell’Arca di Noè non sono altro che una allegoria degli anni della vita di Cristo.
  • Capitula de resurrectione Domini sulla genealogia di Gesù  e sull’ora della sua morte