- 06: Memoria dei santi martiri Alessandro e Antonina
I santi martiri Alessandro e Antonina provenivano dalla città di Cardamone o Crodamone.
Antonina, donna devota a Cristo, viveva in modo saggio, adorando Dio e praticando l’elemosina e ogni genere di buona azione, conducendo, attraverso le opere e le parole, molte donne pagane alla fede in Cristo. Per la sua condotta fu denunciata al governatore Festo, e fu rinchiusa in un postribolo, perché confessava il Nome del Signore e non voleva offrire sacrifici agli idoli. Qui rimase a digiuno per tre giorni, dopo di che fu condotta di nuovo davanti al governatore. Rimasta ferma nella sua professione di fede, dopo essere stata duramente torturata, fu rinchiusa di nuovo nel postribolo.
Venuto a conoscenza degli avvenimenti, il giovane cristiano Alessandro, che nutriva un grande rispetto per Antonina, per il suo santo stile di vita e i suoi divini carismi, si presentò al postribolo e la rintracciò. La coprì con il suo mantello, le nascose la testa e la fece allontanare. Dopo poco però arrivarono dei soldati ubriachi, inviati dal governatore, per punire l’atteggiamento sfidante di Antonina: ma al suo posto trovarono Alessandro. Furiosi, i soldati legarono Alessandro e lo condussero da Festo, al quale il martire confessò la fuga di Antonina e spiegò le ragioni del suo gesto. Pieno di collera per l’oltraggio subito, Festo fece frustare Alessandro e comandò che Antonina venisse arrestata immediatamente e portata al suo cospetto. Quando questo avvenne, dette l’ordine che le venissero tagliate le dita delle mani e dei piedi. Poi fece cospargere i corpi di entrambi con il catrame e li fece gettare in una fossa, dando fuoco. Così Alessandro e Antonina trovarono la loro morte come Martiri. I loro resti furono in seguito portati a Costantinopoli, deposti nel Monastero di Massimino, dove fu composta anche la loro Sinassi.
- 06: memoria del nostro padre tra i santi Macario, Vescovo e martire
Archimandrita Antonio Scordino
Macario, ignoto vescovo mandato. Ormai la sorte della Grande Grecia (e dell’Italia romano-ortodossa) era segnata, nonostante l’interessamento della Chiesa–madre, Costantinopoli, che ancora nel 16° secolo – tramite l’arcivescovo di Ochrida – tentava di mantenere i contatti, inviando vescovi per portare il Myron, il crisma, e compiere le ordinazioni sacerdotali: uno di questi prelati – un certo Macario – fu intercettato e il 10 giugno 1562 impiccato a Tor di Quinto, a Roma.