Sinassario

L’11 di questo mese celebriamo spiritualmente la commemorazione del giorno natalizio, cioè della dedicazione di questa regina delle città custodita da Dio, che si consacra in modo speciale alla nostra Sovrana, la santa Madre di Dio e da essa è per sempre salvata.
Stichi. O Città, fammi celebrare la tua nascita perché trovi in te la mia nascita.

Lo stesso giorno, memoria del santo ieromartire Muzio.
Stichi. Gli empi decapitarono Muzio che si prendeva gioco dell’inganno demoniaco. Il capo dai buoni pensieri di Muzio fu decapitato l’undici.

Lo stesso giorno memoria del santo martire Discoride o Diòscuro.
Stichi. La storia di Diòscuro era vivere meno di un giorno, mentre il Diòscuro che fu decapitato vive per sempre.

Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi. Amìn.

 

 
• 11.05: Memoria dei Ss. Cirillo e Metodio, Greci di Salonicco, Illuminatori dei popoli Slavi e Pari agli Apostoli
Costantino, meglio noto con il nome monastico di Cirillo (greco: Κύριλλος; cirillico: Кирилъ; Tessalonica, 826 o 827 – Roma, 14 febbraio 869), è stato evangelizzatore di Pannonia e Moravia nel IX secolo e inventore dell’alfabeto glagolitico. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa assieme al fratello Metodio (greco: Μεθόδιος; cirillico: Меѳодїи; Tessalonica, 815 o 825 – Velehrad, 6 aprile 885) anch’egli evangelizzatore bizantino dei popoli Slavi.

I due fratelli nacquero a Tessalonica (oggi Salonicco in Grecia). Erano figli di Leone, drungario della città, dunque governatore militare del thema di Tessalonica. La città a quell’epoca contava una forte presenza slava. I fratelli Cirillo e Metodio acquisirono così dimestichezza con la lingua dei popoli migrati da nord-est.

Cirillo era il più giovane di sette fratelli e fu battezzato con il nome di Costantino (prese il nome di Cirillo poco prima della sua morte).

Già in giovane età Costantino sembrava desideroso di dedicarsi al conseguimento della sapienza. Egli si trasferì presto a Costantinopoli per perfezionare gli studi di teologia e filosofia. Nella capitale Costantino venne consacrato prete, entrando a far parte del clero della basilica di Santa Sofia.

A Costantinopoli conobbe anche Fozio, uomo di cultura e politico di spicco, che divenne suo precettore. La curiosità di Costantino dimostrava il suo eclettismo: coltivò infatti nozioni di astronomia, geometria, retorica e musica. Soprattutto nel campo della linguistica Cirillo diede prova del suo genio: oltre allo slavo e al greco, parlava correntemente anche il siriaco, l’arabo e l’ebraico.

Assieme a Fozio viaggiò in Oriente per importanti incarichi diplomatici. Durante un viaggio in Crimea Costantino avrebbe rinvenuto le reliquie di papa Clemente I, lì esiliato e morto nell’anno 97. Nella stessa missione Costantino trovò anche un Vangelo e un salterio.

Divenuto Fozio patriarca di Costantinopoli nell’858 per volontà dell’imperatrice Teodora, la Chiesa bizantina cercò di contrastare l’espansionismo della Chiesa latina e dei Franchi presso gli Slavi. Costantino venne dunque inviato assieme al fratello Metodio a evangelizzare la Pannonia.

Quando il re della Grande Moravia, Rostislav, chiese all’imperatore di Bisanzio di inviare missionari, la scelta ricadde ancora una volta su di loro. Costantino dunque si recò nel regno di Rastislav e incominciò a tradurre brani dal Vangelo di Giovanni inventando un nuovo alfabeto, detto glagolitico (da глагол glagol che significa parola). Probabilmente già da anni stava elaborando un alfabeto per la lingua slava. Dal Vangelo di Giovanni venne tradotta una serie di passi scelti che entrò a far parte dell’Aprakos.

Nel regno di Rostislav entrarono in contrasto con il clero tedesco che rivendicava quel dominio, essendo stato evangelizzato dalla missione di Salisburgo.

Sull’onda del crescente scontro tra Chiesa d’Oriente e d’Occidente per il controllo dei nuovi fedeli moravi, nell’867 Costantino e Metodio vennero convocati a Roma per discutere con papa Niccolò I dell’uso cultuale della lingua slava. A Roma i due fratelli trovarono una buona accoglienza. Portarono al pontefice in dono le reliquie di papa Clemente I, morto in Crimea nel 97 e venerato come santo. Niccolò I consacrò prete Metodio e approvò la traduzione della Bibbia in slavo, a patto che la lettura dei brani fosse preceduta dagli stessi passi espressi in latino. A Roma Costantino si ammalò e assunse l’abito monastico, prendendo il nome di Cirillo. Quando morì, venne inumato presso la basilica di San Clemente. Trafugati i suoi resti mortali, vennero successivamente in parte ritrovati e nuovamente inumati sempre presso la basilica di San Clemente.

Metodio ritornò in Moravia. In un altro viaggio a Roma venne nominato vescovo e assegnato alla sede di Sirmio (oggi Sremska Mitrovica). Intanto in Pannonia a Rostislav successe il nipote, Svjatopolk, favorevole alla presenza tedesca che circondava il regno. Iniziò così la persecuzione dei discepoli di Cirillo e Metodio, visti come portatori di un’eresia. Metodio stesso fu incarcerato per due anni in Baviera.

Nell’885 anche Metodio morì; i suoi discepoli vennero incarcerati o venduti come schiavi a Venezia. Una parte di essi riuscì a fuggire in Bulgaria occidentale (oggi FYROM).

• 11.05: MEMORIA DELLA FONDAZIONE, DEDICAZIONE DI COSTANTINOPOLI AVVENUTA PER OPERA DEL SANTO, PIO IMPERATORE ED ISAPOSTOLO COSTANTINO IL GRANDE
Quando Costantino il Grande conquistò la città di Bisanzio, la costruì più grande e la chiamò Costantinopoli nel 330 dC e dopo aver terminato tutte le fortificazioni, le case e le sacre chiese, la dedicò alla Santissima Madre di Dio. Poi per ringraziare Dio per questa gloriosa opera, fece una processione con l’allora patriarca, tutto il clero e il popolo. Quando salirono al foro, i cittadini gli eressero una propria statua, nella cui testa misero i chiodi con cui fu inchiodato Cristo. Alla base della statua posero dodici ceste, in cui avevano riunito gli avanzi dei cinque pani benedetti e moltiplicati da Cristo. Da allora la Chiesa celebra ogni anno questa celebrazione.

Questo stesso giorno dell’inaugurazione di Costantinopoli fu volutamente scelto perché coincideva con il giorno della memoria del martirio di San Mokio, che era il patrono di Bisanzio.

APOLITIKION Tono 4.

Τῆς Θεοτόκου ἡ Πόλις, τῇ Θεοτόκῳ προσφόρως, τὴν ἑαυτῆς ἀνατίθεται σύστασιν· ἐν αὐτῇ γὰρ ἐστήρικται διαμένειν, καὶ δι’ αὐτῆς περισῴζεται καὶ κραταιοῦται, βοῶσα πρὸς αὐτήν· Χαῖρε ἡ ἐλπὶς πάντων τῶν περάτων τῆς γῆς.

La città della Madre di Dio alla Madre di Dio opportunamente affida tutta la propria compagine: su di Lei, infatti si appoggia per il suo perdurare, da lei è rafforzata e salvata e a Lei esclama: Salve speranza di tutti i confini della terra.

• 11.05: Memoria di sant’Arghìrios di Epanomi, martire (1806)
a cura del Protopresbitero Benedetto Colucci
Arghirios era un giovane Cristiano di appena diciotto anni che agli inizi del 1800 lavorava come apprendista sarto a Salonicco. Un giorno, di ritorno da lavoro, vide alcuni Turchi che festeggiavano la conversione (per convenienza) all’Islam di un prigioniero Cristiano che era stato condannato a morte. Arghirios senza nulla temere, spinto dall’amore per il prossimo, sgridò l’apostata: Fratello, hai fatto proprio male a rinnegare Cristo il nostro Salvatore. Sei sfuggito alla morte temporale ma non potrai sfuggire a quella eterna poiché hai consegnato la tua anima alla dannazione. Ti prego, dunque, ritorna in te stesso e pentiti confessando di nuovo Cristo, non importa se ti uccideranno. Vale la pena offrire il nostro sangue per Cristo, morire per il suo amore poiché Egli si è sacrificato per amor nostro.
A queste parole, i Turchi, inferociti, gli saltarono addosso e dopo lusinghe minacce torture e un processo fu impiccato l’11 Maggio 1806. Le sue ultime parole furono: Sono Cristiano e non rinnego la mia fede, non mi importa cosa mi farete. Mia gloria e mio vanto è la Croce di Cristo. Mio desiderio morire per la Fede e per l’amore di Cristo.

Sinassario

L’11 di questo mese celebriamo spiritualmente la commemorazione del giorno natalizio, cioè della dedicazione di questa regina delle città custodita da Dio, che si consacra in modo speciale alla nostra Sovrana, la santa Madre di Dio e da essa è per sempre salvata.
Stichi. O Città, fammi celebrare la tua nascita perché trovi in te la mia nascita.

Lo stesso giorno, memoria del santo ieromartire Muzio.
Stichi. Gli empi decapitarono Muzio che si prendeva gioco dell’inganno demoniaco. Il capo dai buoni pensieri di Muzio fu decapitato l’undici.

Lo stesso giorno memoria del santo martire Discoride o Diòscuro.
Stichi. La storia di Diòscuro era vivere meno di un giorno, mentre il Diòscuro che fu decapitato vive per sempre.

Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi. Amìn.

 

 
• 11.05: Memoria dei Ss. Cirillo e Metodio, Greci di Salonicco, Illuminatori dei popoli Slavi e Pari agli Apostoli
Costantino, meglio noto con il nome monastico di Cirillo (greco: Κύριλλος; cirillico: Кирилъ; Tessalonica, 826 o 827 – Roma, 14 febbraio 869), è stato evangelizzatore di Pannonia e Moravia nel IX secolo e inventore dell’alfabeto glagolitico. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa assieme al fratello Metodio (greco: Μεθόδιος; cirillico: Меѳодїи; Tessalonica, 815 o 825 – Velehrad, 6 aprile 885) anch’egli evangelizzatore bizantino dei popoli Slavi.

I due fratelli nacquero a Tessalonica (oggi Salonicco in Grecia). Erano figli di Leone, drungario della città, dunque governatore militare del thema di Tessalonica. La città a quell’epoca contava una forte presenza slava. I fratelli Cirillo e Metodio acquisirono così dimestichezza con la lingua dei popoli migrati da nord-est.

Cirillo era il più giovane di sette fratelli e fu battezzato con il nome di Costantino (prese il nome di Cirillo poco prima della sua morte).

Già in giovane età Costantino sembrava desideroso di dedicarsi al conseguimento della sapienza. Egli si trasferì presto a Costantinopoli per perfezionare gli studi di teologia e filosofia. Nella capitale Costantino venne consacrato prete, entrando a far parte del clero della basilica di Santa Sofia.

A Costantinopoli conobbe anche Fozio, uomo di cultura e politico di spicco, che divenne suo precettore. La curiosità di Costantino dimostrava il suo eclettismo: coltivò infatti nozioni di astronomia, geometria, retorica e musica. Soprattutto nel campo della linguistica Cirillo diede prova del suo genio: oltre allo slavo e al greco, parlava correntemente anche il siriaco, l’arabo e l’ebraico.

Assieme a Fozio viaggiò in Oriente per importanti incarichi diplomatici. Durante un viaggio in Crimea Costantino avrebbe rinvenuto le reliquie di papa Clemente I, lì esiliato e morto nell’anno 97. Nella stessa missione Costantino trovò anche un Vangelo e un salterio.

Divenuto Fozio patriarca di Costantinopoli nell’858 per volontà dell’imperatrice Teodora, la Chiesa bizantina cercò di contrastare l’espansionismo della Chiesa latina e dei Franchi presso gli Slavi. Costantino venne dunque inviato assieme al fratello Metodio a evangelizzare la Pannonia.

Quando il re della Grande Moravia, Rostislav, chiese all’imperatore di Bisanzio di inviare missionari, la scelta ricadde ancora una volta su di loro. Costantino dunque si recò nel regno di Rastislav e incominciò a tradurre brani dal Vangelo di Giovanni inventando un nuovo alfabeto, detto glagolitico (da глагол glagol che significa parola). Probabilmente già da anni stava elaborando un alfabeto per la lingua slava. Dal Vangelo di Giovanni venne tradotta una serie di passi scelti che entrò a far parte dell’Aprakos.

Nel regno di Rostislav entrarono in contrasto con il clero tedesco che rivendicava quel dominio, essendo stato evangelizzato dalla missione di Salisburgo.

Sull’onda del crescente scontro tra Chiesa d’Oriente e d’Occidente per il controllo dei nuovi fedeli moravi, nell’867 Costantino e Metodio vennero convocati a Roma per discutere con papa Niccolò I dell’uso cultuale della lingua slava. A Roma i due fratelli trovarono una buona accoglienza. Portarono al pontefice in dono le reliquie di papa Clemente I, morto in Crimea nel 97 e venerato come santo. Niccolò I consacrò prete Metodio e approvò la traduzione della Bibbia in slavo, a patto che la lettura dei brani fosse preceduta dagli stessi passi espressi in latino. A Roma Costantino si ammalò e assunse l’abito monastico, prendendo il nome di Cirillo. Quando morì, venne inumato presso la basilica di San Clemente. Trafugati i suoi resti mortali, vennero successivamente in parte ritrovati e nuovamente inumati sempre presso la basilica di San Clemente.

Metodio ritornò in Moravia. In un altro viaggio a Roma venne nominato vescovo e assegnato alla sede di Sirmio (oggi Sremska Mitrovica). Intanto in Pannonia a Rostislav successe il nipote, Svjatopolk, favorevole alla presenza tedesca che circondava il regno. Iniziò così la persecuzione dei discepoli di Cirillo e Metodio, visti come portatori di un’eresia. Metodio stesso fu incarcerato per due anni in Baviera.

Nell’885 anche Metodio morì; i suoi discepoli vennero incarcerati o venduti come schiavi a Venezia. Una parte di essi riuscì a fuggire in Bulgaria occidentale (oggi FYROM).

• 11.05: MEMORIA DELLA FONDAZIONE, DEDICAZIONE DI COSTANTINOPOLI AVVENUTA PER OPERA DEL SANTO, PIO IMPERATORE ED ISAPOSTOLO COSTANTINO IL GRANDE
Quando Costantino il Grande conquistò la città di Bisanzio, la costruì più grande e la chiamò Costantinopoli nel 330 dC e dopo aver terminato tutte le fortificazioni, le case e le sacre chiese, la dedicò alla Santissima Madre di Dio. Poi per ringraziare Dio per questa gloriosa opera, fece una processione con l’allora patriarca, tutto il clero e il popolo. Quando salirono al foro, i cittadini gli eressero una propria statua, nella cui testa misero i chiodi con cui fu inchiodato Cristo. Alla base della statua posero dodici ceste, in cui avevano riunito gli avanzi dei cinque pani benedetti e moltiplicati da Cristo. Da allora la Chiesa celebra ogni anno questa celebrazione.

Questo stesso giorno dell’inaugurazione di Costantinopoli fu volutamente scelto perché coincideva con il giorno della memoria del martirio di San Mokio, che era il patrono di Bisanzio.

APOLITIKION Tono 4.

Τῆς Θεοτόκου ἡ Πόλις, τῇ Θεοτόκῳ προσφόρως, τὴν ἑαυτῆς ἀνατίθεται σύστασιν· ἐν αὐτῇ γὰρ ἐστήρικται διαμένειν, καὶ δι’ αὐτῆς περισῴζεται καὶ κραταιοῦται, βοῶσα πρὸς αὐτήν· Χαῖρε ἡ ἐλπὶς πάντων τῶν περάτων τῆς γῆς.

La città della Madre di Dio alla Madre di Dio opportunamente affida tutta la propria compagine: su di Lei, infatti si appoggia per il suo perdurare, da lei è rafforzata e salvata e a Lei esclama: Salve speranza di tutti i confini della terra.

• 11.05: Memoria di sant’Arghìrios di Epanomi, martire (1806)
a cura del Protopresbitero Benedetto Colucci
Arghirios era un giovane Cristiano di appena diciotto anni che agli inizi del 1800 lavorava come apprendista sarto a Salonicco. Un giorno, di ritorno da lavoro, vide alcuni Turchi che festeggiavano la conversione (per convenienza) all’Islam di un prigioniero Cristiano che era stato condannato a morte. Arghirios senza nulla temere, spinto dall’amore per il prossimo, sgridò l’apostata: Fratello, hai fatto proprio male a rinnegare Cristo il nostro Salvatore. Sei sfuggito alla morte temporale ma non potrai sfuggire a quella eterna poiché hai consegnato la tua anima alla dannazione. Ti prego, dunque, ritorna in te stesso e pentiti confessando di nuovo Cristo, non importa se ti uccideranno. Vale la pena offrire il nostro sangue per Cristo, morire per il suo amore poiché Egli si è sacrificato per amor nostro.
A queste parole, i Turchi, inferociti, gli saltarono addosso e dopo lusinghe minacce torture e un processo fu impiccato l’11 Maggio 1806. Le sue ultime parole furono: Sono Cristiano e non rinnego la mia fede, non mi importa cosa mi farete. Mia gloria e mio vanto è la Croce di Cristo. Mio desiderio morire per la Fede e per l’amore di Cristo.