• 14.05: memoria del santo martire ISIDORO di CHIO
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
Originario di Alessandria, san Isidoro era arruolato nell’armata romana, sotto il regno di Decio (250). Arrivato nell’isola di Chio con la flotta comandata da un certo Numerio, fu denunciato come cristiano dal centurione Giulio. Condotto avanti all’ammiraglio, dichiarò fieramente di adorare il solo Gesù Cristo vero Dio, divenuto uomo per la nostra salvezza. Numerio allora lo fece stendere al suolo, attaccare a quattro pali e ordinò che fosse fustigato a colpi di nerbo di bue. Venne in seguito gettato in una fornace da cui uscì indenne. Suo padre, indurito idolatra, arrivato intanto in Egitto, chiese di vedere Isidoro per convincerlo. Poiché le sue argomentazioni rimanevano senza effetto, trasformando il legame naturale in odio implacabile, fece attaccare suo figlio dietro dei cavalli selvaggi e dopo averlo trascinato a terra per una lunga distanza, il santo atleta di Cristo ebbe la testa tagliata.

Il suo corpo fu gettato in un immondezzaio per essere divorato dai cani. Ma una pia donna, Mirope (+ 2 dicembre) riuscì ad eludere la sorveglianza delle guardie, si impadronì della santa spoglia per seppellirla degnamente. Arrestata e torturata, ella ricevette nella prigionia la visione di san Isidoro, al centro di una luce risplendente, circondato da un coro angelico che cantava il Trisaghion e le disse:<< Pace a te! Ecco che tu andrai a ricevere la corona che Dio ti ha riservato >>. A queste parole, santa Mirope rimise la sua anima a Dio e la prigione si riempì di profumo. Ella fu in seguito sepolta vicino a san Isidoro, che fu ben presto venerato come patrono dell’isola di Chio e in tutto il basso Mediterraneo protettore dei marinai.

Nel 1125, le sue reliquie furono condotte Venezia e la liberarono da una epidemia di peste. In ringraziamento gli abitanti costruirono in onore del Santo una magnifica cappella ornata di mosaici nella Basilica di San Marco.

Nel 1967, una parte delle reliquie fu ufficialmente restituita alla Chiesa di Chio.

Nella cappella, sotto la Deisis che si trova sopra l’altare delle reliquie, è presente una iscrizione latina che recita così: << IN QUESTO SEPOLCRO E’ CONTENUTO IL CORPO DI SANT’ISIDORO, PORTATO A VENEZIA DA CHIO DA DOMENICO MICHIEL, NOBILE DOGE DEI VENEZIANI, NEL 1125. ESSO RIMASE NASCOSTO NELLA CHIESA DI SAN MARCO FINCHE’ FU INIZIATA LA COSTRUZIONE DI QUESTA CAPPELLA DEDICATA AL SUO NOME, DURANTE IL DOGADO DI ANDREA DANDOLO, NOBILE DOGE DEI VENEZIANI, E AL TEMPO DEI NOBILI SIGNORI MARCO LOREDAN E GIOVANNI DOLFIN, PROCURATORI DELLA CHIESA DI SAN MARCO. FU COMPLETATA SOTTO IL DOGADO DI GIOVANNI GRADENIGO, NOBILE DOGE DEI VENEZIANI, E AL TEMPO DEI NOBILI SIGNORI MARCO LOREDAN, NICOLO’ LION E GIOVANNI DOLFIN, PROCURATORI DELLA CHIESA DI SAN MARCO IL 10 LUGLIO 1335.

• 14.05: memoria del santo martire ISIDORO di CHIO
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
Originario di Alessandria, san Isidoro era arruolato nell’armata romana, sotto il regno di Decio (250). Arrivato nell’isola di Chio con la flotta comandata da un certo Numerio, fu denunciato come cristiano dal centurione Giulio. Condotto avanti all’ammiraglio, dichiarò fieramente di adorare il solo Gesù Cristo vero Dio, divenuto uomo per la nostra salvezza. Numerio allora lo fece stendere al suolo, attaccare a quattro pali e ordinò che fosse fustigato a colpi di nerbo di bue. Venne in seguito gettato in una fornace da cui uscì indenne. Suo padre, indurito idolatra, arrivato intanto in Egitto, chiese di vedere Isidoro per convincerlo. Poiché le sue argomentazioni rimanevano senza effetto, trasformando il legame naturale in odio implacabile, fece attaccare suo figlio dietro dei cavalli selvaggi e dopo averlo trascinato a terra per una lunga distanza, il santo atleta di Cristo ebbe la testa tagliata.

Il suo corpo fu gettato in un immondezzaio per essere divorato dai cani. Ma una pia donna, Mirope (+ 2 dicembre) riuscì ad eludere la sorveglianza delle guardie, si impadronì della santa spoglia per seppellirla degnamente. Arrestata e torturata, ella ricevette nella prigionia la visione di san Isidoro, al centro di una luce risplendente, circondato da un coro angelico che cantava il Trisaghion e le disse:<< Pace a te! Ecco che tu andrai a ricevere la corona che Dio ti ha riservato >>. A queste parole, santa Mirope rimise la sua anima a Dio e la prigione si riempì di profumo. Ella fu in seguito sepolta vicino a san Isidoro, che fu ben presto venerato come patrono dell’isola di Chio e in tutto il basso Mediterraneo protettore dei marinai.

Nel 1125, le sue reliquie furono condotte Venezia e la liberarono da una epidemia di peste. In ringraziamento gli abitanti costruirono in onore del Santo una magnifica cappella ornata di mosaici nella Basilica di San Marco.

Nel 1967, una parte delle reliquie fu ufficialmente restituita alla Chiesa di Chio.

Nella cappella, sotto la Deisis che si trova sopra l’altare delle reliquie, è presente una iscrizione latina che recita così: << IN QUESTO SEPOLCRO E’ CONTENUTO IL CORPO DI SANT’ISIDORO, PORTATO A VENEZIA DA CHIO DA DOMENICO MICHIEL, NOBILE DOGE DEI VENEZIANI, NEL 1125. ESSO RIMASE NASCOSTO NELLA CHIESA DI SAN MARCO FINCHE’ FU INIZIATA LA COSTRUZIONE DI QUESTA CAPPELLA DEDICATA AL SUO NOME, DURANTE IL DOGADO DI ANDREA DANDOLO, NOBILE DOGE DEI VENEZIANI, E AL TEMPO DEI NOBILI SIGNORI MARCO LOREDAN E GIOVANNI DOLFIN, PROCURATORI DELLA CHIESA DI SAN MARCO. FU COMPLETATA SOTTO IL DOGADO DI GIOVANNI GRADENIGO, NOBILE DOGE DEI VENEZIANI, E AL TEMPO DEI NOBILI SIGNORI MARCO LOREDAN, NICOLO’ LION E GIOVANNI DOLFIN, PROCURATORI DELLA CHIESA DI SAN MARCO IL 10 LUGLIO 1335.