- L’universale ESALTAZIONE della Preziosa e Vivificante CROCE
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
Allorché si apprestava a marciare su Roma per opporsi al suo rivale, Massenzio, che possedeva forze ben superiori, Costantino il Grande vide una notte il segno della vivificante Croce apparirgli in forma luminosa nel cielo, circondata dalla scritta: << Con questo segno, tu vincerai >>. Egli fece allora ornare i suoi stendardi con il segno della Croce e riportò una brillante vittoria, che gli permise di prendere il potere su tutto il mondo romano e di assicurare il trionfo del Cristianesimo. Il ventesimo anno del suo regno, Costantino inviò sua madre a Gerusalemme per venerare i Santi Luoghi, ritrovare il luogo del Santo Sepolcro e della Croce, che dei lavori d’ingrandimento della città, effettuati sotto Adriano, avevano nascosto sotto le macerie. Grazie agli insegnamenti trasmessi dalla tradizione orale, S. Elena ritrovò il prezioso trofeo con le due croci sulle quali erano stati sospesi i due ladroni ed i tre chiodi che erano serviti ad attaccare il corpo vivificante del Salvatore. Ma la regina si trovò nell’imbarazzo di non sapere quale fosse la croce del Cristo. La guarigione di una donna morente avvicinandosi al santo legno permise al Patriarca di Gerusalemme, Macario, di riconoscerla, poiché le altre due croci non operarono alcun miracolo. La regina e tutta la corte venerarono allora e abbracciarono piamente la santa Croce. Il popolo, che era riunito numeroso sui luoghi, desiderava ugualmente beneficiare di questa grazia o almeno di vedere da lontano lo strumento della morte per la nostra redenzione, tanto il suo amore per Cristo era ardente. Il Patriarca salì allora sull’ambone e, prendendo la Croce a due mani, l’alzò in alto alla vista di tutti, mentre la folla gridava << Kyrie eleison >>. Da allora in questo giorno i santi Padri stabilirono di commemorare ogni anno l’Esaltazione della Preziosa Croce in tutte le chiese, non solo commemorando questo avvenimento, ma anche per manifestare che questo strumento di onta è divenuto nostra fierezza e nostra gioia. Ricordando il gesto del Patriarca ed elevando la Croce nelle direzioni dello spazio al canto del Kyrie eleison, i cristiani mostrano oggi che salendo sulla Croce, il Cristo ha voluto riconciliare in Lui tutte le cose, unire tutte le estremità della creazione, le altezze e la profondità, nel suo corpo, al fine di permetterci l’accesso presso il Padre.
- memoria dei 170 Padri riuniti per il SESTO CONCILIO ECUMENICO, tenuto a Costantinopoli nel 680, contro i monoteliti
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
Questo santo concilio è stato riunito a Costantinopoli, nel Palazzo imperiale, su ordine dell’imperatore Costantino IV Pogonato, dal 680 al 681. Alla testa dei Padri c’era Giorgio, Patriarca di Costantinopoli. Il papa di Roma aveva inviato tre legati, i Patriarchi di Alessandria e di Gerusalemme si erano fatti ugualmente rappresentare e tre vescovi occidentali di passaggio nella capitale facevano inoltre parte dei 170 Padri che, in presenza dell’imperatore e nel corso di 18 sessioni rifiutarono la dottrina monotelistica* e anatemizzarono Sergio, Pirro, Pietro e Paolo, i patriarchi di Costantinopoli; Macario, patriarca di Antiochia; Onorio papa di Roma; Stefano, Policronio e Teodoro vescovo di Faran, e tutti quelli che con essi, avevano dichiarato che il Cristo non ha che una volontà e una energia naturale, ricongiungendo con l’eresia dei monofisiti. Grazie alle lotte e agli insegnamenti dei confessori della fede che li avevano preceduti: Sofronio di Gerusalemme e Massimo il Confessore, i Santi Padri dichiararono che la volontà o l’energia si rapporta sempre alla natura e non alla Persona e quindi per conseguenza conviene considerare nel Cristo una sola Persona divina e l’altra umana, unite senza confusione. L’unica Persona del Verbo incarnato ha riunito, mescolato strettamente, la natura umana e quella divina ma ha conservato i caratteri di ognuna di esse dimodoché tutta la nostra umanità è deificata nella misura stessa in cui la Divinità si è incarnata.
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* Per fini politici, l’imperatore Eraclio e i suoi teologi avevano cercato di conciliare il dogma dell’unità della Persona del Cristo nella dualità delle sue nature, divina e umana, come era stato proclamato nel Concilio di Calcedonia (451) con l’attaccamento dei monofisiti copti e siriani alla terminologia di S. Cirillo di Alessandria sull’unità concreta dell’essere composto che è il Cristo. È perciò che essi cedettero di poter parlare di una volontà univoca, poi di una sola energia nel Cristo.