- Memoria del santo ieromartire CIPRIANO e della vergine GIUSTINA
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
╬ Il 2 di questo mese, memoria del santo ieromartire CIPRIANO e della vergine GIUSTINA[1].
Cipriano visse ad Antiochia sotto il regno dell’imperatore Decio (250). Egli era ricco e di nobile nascita e brillava particolarmente nella filosofia e nelle pratiche magiche. A quest’epoca viveva ad Antiochia una giovane vergine dalla bellezza notevole, figlia di Aidesios, sacerdote degli idoli. Ella un giorno assistette alla predicazione del diacono Praülios, venuto a diffondere nel popolo le parole della vita eterna e ne fu talmente colpita che credette subito con tutto il suo cuore al Cristo. La fede e l’amore di Dio la trasformarono talmente che trascinò sua madre che convinse pure il suo sposo, tanto da chiedere a tutti e tre il battesimo al vescovo Optat. In seguito Giusta decise di consacrare la sua verginità al Signore e di dimorare il resto della sua vita nella castità, il digiuno e la preghiera. Un giovane pagano di nome Aglaïdas, si innamorò perdutamente di Giusta e si disperava nel vedere le sue proposte rifiutate, per cui si rivolse a Cipriano, al fine di scatenare la passione nel corpo della pura vergine verso di lui[2]. Dopo aver consultato i suoi libri, Cipriano invocò i demoni di cui si era assicurato il servizio. Ma nulla poteva riuscire a tentare la giovane fanciulla e scatenare in lei gli assalti della concupiscenza, tanto era potente il suo amore per lo Sposo celeste. Constatando che a tre riprese i demoni che aveva inviato a Giusta erano stati vinti dalla Grazie del Cristo e dal segno di Croce, Cipriano riconobbe che la fede dei cristiani aveva una potenza più grande di tutti gli artefici della sua arte demoniaca. Egli credette, chiese il Battesimo al vescovo Antimo, rinunciò alla sua scienza e bruciò pubblicamente i suoi libri di magia. Egli divenne in seguito vescovo e consacrò Giusta diaconessa, donandole il nome di Giustina. Durante la persecuzione di Decio, furono ambedue catturati e condotti a Damasco per essere torturati. Vennero in seguito condotti a Nicomedia avanti all’imperatore, dove ebbero, su suo ordine, la testa tagliata[2].
- Memoria del santo ieromartire GIORGIO di Filadelfia, morto di spada nel 1794
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
Mandato un giorno avanti al giudice turco del villaggio, dove era sellaio, per aver rifiutato di pagare una ammenda, Giorgio dichiarò che era musulmano. Qualche giorno dopo si rese conto del suo peccato, fece pentimento e, piangendo amaramente, partì per il Monte Athos, dove restò molti anni nell’ascesi ed il pentimento. Ma non essendo ancora appagata la sua coscienza, dopo aver ricevuto la benedizione di un padre spirituale, ritornò nel suo villaggio per ripagare il rinnegamento attraverso la confessione ed il martirio. Né le adulazioni né le minacce del giudice, riuscirono a diminuire la sua risoluzione. Egli restò in prigione otto giorni, soggetto ad ogni sorta di tortura, poi ebbe la testa tagliata e partì a raggiungere il coro dei santi.