22 marzo- Memoria del santo ieromartire Basilio, presbitero della Chiesa di Ankyra (sotto Giuliano l’apostata 361-363); di santa Drosside e con lei cinque vergini (sotto Traiano 98-117); delle sante Callinica e Vasilissa (252 circa); di sant’Eutimio del Monte Athos o del Peloponneso (1814)
Sinassario
Il 22 di questo mese memoria del santo ieromartire Basilio, presbitero della Chiesa di Ankyra.
Stichi. Se il profeta dice di non avere alcun membro sano, che dire dei feroci tagli subiti in silenzio dal martire? Il 22 Basilio fu straziato da uno spiedo.
Lo stesso giorno le sante martiri Callìnica e Vassìlissa perirono di spada.
Memoria anche di santa Dròsside, figlia di Traiano imperatore e delle sue cinque compagne monache.
Stichi. Colpiscono Callìnica e Vassìlissa, vincitrici e regine del cielo. Dròsside si battezza con rugiada profumata e dal Libano raggiunge il cielo.
Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi. Amìn.
- 03: Memoria di San Basilio di Ancyra, ieromartire
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
San Basilio subì il martirio durante il breve regno di Giuliano l’Apostata, dal 361 al 363. Il santo fu denunciato come cristiano a Saturnino, governatore di Ankyra, il quale, poiché Basilio non rinnegava Cristo, ordinò che fosse sospeso a un palo e scorticato sui fianchi; poi fu picchiato e gettato in prigione. Pochi giorni dopo, quando lo stesso Giuliano passò attraverso Ankyra, il santo fu portato davanti a lui e gli fu chiesto di rinnegare Cristo, che invece confessò con forza. Giuliano ordinò che fossero tagliate delle strisce nella sua carne, in modo che fossero lasciate appese al suo corpo davanti e dietro. Il valoroso Martire strappò una di queste strisce dal suo corpo e la gettò in faccia all’imperatore. A questo, Giuliano ordinò che il martire fosse trafitto da spiedi di ferro reso rovente nel ventre, nella schiena e in tutte le articolazioni. In questo modo San Basilio ricevette la corona del martirio.
- 03: Memoria di Santa Lea vedova e asceta a Roma (verso il 384)
Tratto dal quotidiano Avvenire
La vita di questa santa ci è nota solo attraverso gli scritti di san Girolamo, che ne parla in una lettera alla gentildonna Marcella, animatrice di una comunità femminile di tipo quasi monastico nella sua residenza sull’Aventino. Anche Lea è di famiglia nobile: rimasta vedova in giovane età, pareva che dovesse poi sposare un personaggio illustre, Vezzio Agorio Pretestato, chiamato ad assumere la dignità di console. Ma lei è entrata invece nella comunità di Marcella, dove si studiano le Scritture e si prega insieme, vivendo in castità e povertà. Con questa scelta, Lea capovolge modi e ritmi della sua vita. Marcella ha in lei una fiducia totale: tant’è che le affida il compito di formare le giovani nella vita di fede e nella pratica della carità nascosta e silenziosa. Quando Girolamo ne parla, nel 384, Lea è già morta
Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/46500
Nella seconda metà del IV secolo i cristiani di Roma sono ormai molto numerosi. Ma con qualcuno di troppo. Infatti, in mezzo ai credenti veri si infiltrano pure i ceffi untuosi e avidi dei voltagabbana di sempre, inquinatori della Chiesa. “Con questi qui attorno, essere santi diventa rischioso”. Così si sfoga san Girolamo (ca. 347420) che, da buon dàlmata focoso, qualche volta esagera. Ma qui parla di cose toccate con mano durante il suo soggiorno nell Urbe, a contatto con quei gruppi cristiani che al pericolo di contagio spirituale oppongono la loro fede, approfondita con lo studio e predicata con l esempio. Questo è il tempo di Roma sostituita da Milano come capitale effettiva, e ben poco frequentata dagli imperatori, sempre in guerra ai confini: nel 375 la morte coglie Valentiniano I durante una campagna in Pannonia (Ungheria); e il suo successore Valente muore nel 378 combattendo i Visigoti ad Adrianopoli (oggi Edirne, Turchia europea).
In questi tempi vive Lea, che conosciamo soltanto grazie a san Girolamo. Egli ne parla in una lettera alla gentildonna Marcella, animatrice del cristianesimo integralmente vissuto, che ha dato vita a una comunità femminile di tipo quasi monastico nella sua residenza sull Aventino. Anche Lea è di famiglia nobile: rimasta vedova in giovane età, pareva che dovesse poi sposare un personaggio illustre, Vezzio Agorio Pretestato, chiamato ad assumere la dignità di console.
Ma lei è entrata invece nella comunità di Marcella, dove si studiano le Scritture e si prega insieme, vivendo in castità e povertà. Con questa scelta, Lea capovolge modi e ritmi della sua vita per diffondere, come diremmo noi, un messaggio forte. E Girolamo dice di lei: “Maestra di perfezione alle altre, più con l esempio che con la parola, fu di un umiltà così sincera e profonda che, dopo essere stata gran dama con molta servitù ai suoi ordini, si considerò poi come una serva”.
Marcella ha in lei una fiducia totale: tanto che le affida il compito di formare le giovani nella vita di fede e nella pratica della carità nascosta e silenziosa. Sarebbe difficile, scrive Girolamo, riconoscere in lei l aristocratica di un tempo, ora che “ha mutato le vesti delicate nel ruvido sacco”, e mangia come mangiano i poveri che soccorre.
Questo è il suo stile, sotto il segno del riserbo. Agire e tacere. Insegnare con i fatti. Fa così poco rumore che di lei non si sa altro, e ignoreremmo perfino la sua esistenza se Girolamo non l avesse ricordata in quella lettera, quando lei era già morta (e sepolta a Ostia). Era il 384, anno della morte di papa Damaso I, regnando in concordia gli imperatori Teodosio I e Massimo. Più tardi il primo dei due sconfisse il secondo. E regnò poi da solo, avendolo fatto uccidere.
Tratto da https://www.newnotizie.it/2016/03/22/22-marzo-2016-si-venera-santa-lea-roma/
Quanto si sa di questa santa ci proviene dagli scritti di San Girolamo (347 – 420), che di lei scrisse: “Maestra di perfezione alle altre, più con l’esempio che con la parola, fu di un’umiltà così sincera e profonda che, dopo essere stata gran dama con molta servitù ai suoi ordini, si considerò poi come una serva“.
Di famiglia aristocratica, Lea rimase vedova in giovane età.
Donna riservata e assai generosa, rifiutò di sposare in seconde nozze tale Vezzio Agorio Pretestato, un illustre rappresentante della nobiltà romana designato console dell’Urbe.
Cosicché, insieme alle virtuose Paola e Proba, la giovane entrò a far parte di una comunità cristiana femminile di tipo quasi monastico, presso la residenza sull’Aventino della gentildonna Marcella, dove si studiavano le Sacre Scritture e si pregava vivendo in carità e povertà.
A Lea fu affidato il compito di formare le giovani donne nella fede e nella pratica della carità senza ostentazione, espletando il suo incarico, più che con le parole, con la forza delle azioni.
Quando San Girolamo, dottore della Chiesa latina, ne parla in una lettera destinata alla matrona Marcella, nel 384, Lea è già morta.
Santa Lea è la protettrice delle vedove. Le sue spoglie mortali si trovano a Ostia.
- 03: Memoria del martire Eutimio del Monte Athos
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Il nostro santo padre, il martire Eutimio, nacque nel villaggio di Dimitsana nel Peloponneso; visse un’infanzia cristiana, ma poi si recò in Romania, dove si abbandonò a una grande dissolutezza. In questo degrado, lo spirito malvagio lo portò ad abbracciare l’Islam. Non appena lo ebbe fatto, iniziò a pentirsi amaramente. Ritornò alla fede cristiana e divenne monaco sulla Santa Montagna. Dopo diversi anni trascorsi in rigorosi digiuni e preghiere, decise di morire per Cristo. Con la benedizione del suo padre spirituale, si recò a Costantinopoli, dove riuscì in qualche modo ad ottenere un incontro con il Gran Visir. Cominciò a fare davanti a lui il segno della Croce, a lodare Cristo e a denunciare Maometto. Dopo lunghe torture, fu condannato a morte e ucciso il 22 marzo 1814, nella Domenica delle Palme. Molte guarigioni miracolose di malati furono compiute attraverso le sue reliquie. La sua preziosa testa si trova nel monastero russo di San Panteleimon, sulla Santa Montagna. Così questo giovane di vent’anni prima morì a Cristo, poi morì per Cristo.