26 marzo- Sinassi dell’Arcangelo Gabriele; memoria dei ventisei martiri goti; del santo ieromartire Codrato e altri quarantadue martiri dell’Anatolia; di santo Stefano il confessore, igumeno del monastero di Triglias
Sinassario
Il ventisei di questo mese celebriamo la sinassi dell’arcangelo Gabriele, tramandata sin dai primi tempi, perché egli è stato ministro del divino, soprannaturale e ineffabile mistero.
Stichi. O Verbo, ogni carne loda lo spirito angelico un tempo annunciatore della tua incarnazione. Il ventisei Gabriele spinge il creato a onorarlo degnamente con un inno.
Lo stesso giorno memoria dei santi ventisei martiri, martirizzati nella terra dei Goti; due di loro erano presbiteri, Vathùssis e Wìrkas con i loro due figli e le tre figlie; Arpìlas era monaco, laici invece erano Avìpas, Agnàs, Rìax, Igàrthax, Iskòos, Silla, Sìghigias, Swirìllas, Seìvlas, Thèrmas, Fìlgas e le donne erano Anna, Allàs, Varis, Moikò, Mamìka, Wirkò e Animàis.
Stichi. Bruciarono oggi così tanti martiri quanti ne porta tutto il mese di marzo.
Lo stesso giorno memoria del beato nostro padre Stefano il confessore, igumeno di Triglìas.
Stichi. Operaio della vigna del Signore, Stefano, per le tue fatiche ricevi la meritata paga.
Lo stesso giorno si legge il racconto edificante del monaco Malcho, prigioniero.
Per le preghiere dei tuoi santi, o Dio, abbi pietà di noi e salvaci. Amìn.
- 03: Memoria del santo ieromartire Codrato
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Il santo ieromartire Codrato era Vescovo in Anatolia. Gli venne intimato, dai pagani dalla città dove era stato ordinato, di non insegnare più nel nome di Cristo, se ci teneva alla vita. Il Santo, però, non solo non smise di fare quello che gli era stato proibito, ma prese a percorrere tutta la città, battezzando tutti i catecumeni che incontrava. Fece visita ai carcerati, cristiani e pagani, esortando gli uni a rimanere saldi nella fede in Cristo, persuadendo gli altri ad allontanarsi dagli idoli, dicendo loro: “Visto che state per perdere la vostra vita ad opera di quelli che vi hanno rinchiuso in carcere, perché on morite per Cristo, così da guadagnare il Suo Regno?” Quando tutto questo venne scoperto dagli idolatri, fu arrestato e, dopo molti tormenti e torture, fu sgozzato con un coltello, rendendo così la sua anima a Dio.
- 03: Memoria di San Castulo patrizio del palazzo imperiale martire a Roma sotto Diocleziano (verso il 288)
San Castulo patrizio del palazzo imperiale martire a Roma sotto Diocleziano (verso il 288)
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/47160
Nel Martirologio Geronimiano Castulo è commemorato il 12 gennaio, insieme con Zotico, e il 26 marzo da solo. Secondo una nota marginale aggiunta all’itinerario De locis sanctis martyrum, il suo corpo giaceva sepolto in profondità, assieme a quello del vescovo Stratonico, in un cimitero della via Prenestina, presso l’acquedotto di Claudio. La Silloge di Tours, inoltre, conserva una iscrizione votiva in suo onore.
Nonostante queste indicazioni agiografiche e topografiche che documentano l’indubbia esistenza del martire Castulo, poche e di scarso valore storico sono le notizie che si hanno su di lui: esse sono contenute nella passio di san Sebastiano, secondo la quale Castulo, cubiculario di Diocleziano, nascondeva molti cristiani nel palazzo imperiale del Palatino.
Tradito dall’apostata Torquato, Castulo fu arrestato e, dopo aver sopportato coraggiosamente le torture, fu gettato in una fossa e sepolto sotto una massa di rena. Da queste generiche affermazioni, si può ricavare che già nei tempi antichi ben poco di sicuro si conosceva sul martire.
Il cimitero di Castulo, scoperto nel 1672 tra le vie Prenestina e Labicana, nei pressi di Porta Maggiore, fu spogliato del materiale che, a detta del Fabretti, conteneva in gran copia. Nuovi danni furono operati nel 1864, durante la costruzione della ferrovia Roma-Civitavecchia; il bombardamento dell’aprile 1943, infine, rimise in luce alcune gallerie, che, però, erano in pessime condizioni essendo state già devastate.
Tratto da
https://it.wikipedia.org/wiki/San_Castulo
Secondo una Passio, era il domestico o un tesoriere dell’imperatore Diocleziano e marito di Irene , venerata come santa.
Riveste un ruolo nel racconto della vita di san Sebastiano; lo introduce a corte, e, convertitosi al cristianesimo, lo imita dedicandosi all’assistenza dei cristiani incarcerati e partecipando ad alcune funzioni religiose all’interno del palazzo stesso dell’imperatore. Assiste in carcere anche i martiri Marco e Marcelliano
Con l’amico Tiburzio, portò alla conversione uomini e donne che presentò a Papa Caio che amministrò loro il battesimo. Fu tradito da un apostata , un certo Torquato, che lo denunciò al cospetto di Fabiano, prefetto della città. Secondo un racconto, venne sorpreso in una cava di pozzolana sulla via Labicana e sepolto vivo
Culto
Il Martirologio Romano lo ricorda alla data del 26 marzo:
« A Roma sulla via Labicana, san Cástolo, martire. »
Nel Martirologio Geronimiano Castulo è commemorato il 12 gennaio Una chiesa dedicata al santo, eretta sul luogo del martirio, esiste a Roma pare dal VII secolo. Le reliquie furono traslate da papa Pasquale I(817-824nella basilica di Santa Prassede
Castulo è venerato in Baviera dopo che le reliquie furono traslate a Moosburg. Il duca Enrico il Leone ha iniziato la costruzione del Kastulus Minster nel 1171. Nel 1604, altre reliquie vennero traslate a Landshut e sono custodite nella Parrocchiale Collegiata dei Santi Martino e Castulo
Catacomba
La Catacomba di San Castulo oggi in pessimo stato di conservazione ed inaccessibile, fu scoperta per la prima volta nel 1685 da Raffaele Fabretti, che la identificò con quella di San Castulo per aver trovato dei frammenti di iscrizione (oggi però ritenuti dei falsi) con la scritta martyre dominu Castulu. Fu poi riscoperta dal de Rossi nel 1864.
- 03: Sinassi dell’Arcangelo Gabriele
da: calendariobizantino.it
Fedele alla sua abitudine di celebrare il giorno dopo le feste di Nostro Signore Gesù Cristo e della Theotokos, la memoria dei Santi che hanno partecipato da vicino il mistero commemorato, oggi nella Chiesa Ortodossa è istituita una sinassi in onore dell’Arcangelo Gabriele, scelto per annunciare il divino, soprannaturale e ineffabile mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio alla Vergine Santissima.
- 03: Memoria del beato Stefano il confessore
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Memoria del beato Stefano il confessore, igumeno del monastero di Triglias
Santo Stefano visse negli anni dell’imperatore Leone l’Armeno (813 – 820). Fin da giovane si dedicò con fervore alla vita ascetica e ben presto si distinse tra i fratelli per il suo temperamento, la sua morale e la sua alto profilo ascetico. In seguito, come igumeno del Monastero di Triglias, si distinse non solo per le sue doti amministrative e per l’equità verso i confratelli, ma anche per il suo impegno per gli ideali monastici e il progresso spirituale del Monastero.
Quando l’imperatore Leone V emanò nuovi ordini contro le Sante Icone e coloro che le veneravano, l’igumeno Stefano lasciò il suo monastero e scese in città per sostenere i perseguitati nella fede e per rafforzare la loro resistenza. Per queste azioni fu arrestato, imprigionato ed esiliato. Si addormentò nel Signore in esilio, lottando per i diritti della Chiesa.
- 03: Memoria dei ventisei martiri goti
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Questi santi martiri vissero durante il periodo del re gotico Ungurico e dell’imperatore Graziano (375-383). Mentre tutti si trovavano in chiesa a cantare, furono arrestati dal re dei Goti e gettati vivi nel fuoco. Poi accadde che un cristiano, che stava portando la sua offerta in Chiesa, fu anche lui arrestato e gettato nel fuoco, dopo aver prima confessato Cristo, offrendo così se stesso a Cristo invece di un’altra offerta. I resti dei martiri, presbiteri e laic,i furono raccolti dalla moglie di un altro sovrano della nazione gotica, che era cristiana. In seguito, abdicato in favore del figlio, vagando da un luogo all’altro, venne nella terra dei Romani con sua figlia. Poi ritornò nel suo paese, dopo aver lasciato in eredità alla figlia le sacre reliquie. Questa, recatasi a Cizico, lasciò parte di questi resti alla città prima di morire.
Questi santi sono: i due presbiteri, Vathùssis e Wìrkas con i loro due figli e le tre figlie e il monaco Arpìlas; i laici invece erano Avìpas, Agnàs, Rìax, Igàthrax, Iskòos, Silla, Sìghigias, Swirìllas, Seìvlas, Thèrmas, Fìlgas e le donne erano Anna, Allàs, Varis, Moikò, Mamìka, Wirkò e Animàis.
Il loro martirio avvenne tra il 375 e il 383.