• La Torta di San Fanurio – Fanuropita

San Fanurios era un soldato romano, la sua icona fu trovata sull’isola di Rodi, in seguito fu costruita anche una chiesa. Per la festa del Santo, il 27 di agosto, si prepara il pane votivo del santo e cioe’ la fanuropita, torta di san Fanurio.

La torta di San Fanurio, una volta benedetta in chiesa, con una preghiera speciale che rivolge il sacerdote, viene distribuita in chiesa e a parenti e amici. San Fanurio, un santo della chiesa ortodossa che viene onorato in tutta la Grecia, aiuta a ritrovare cose e persone smarrite, amici dimenticati e lontani, un lavoro perduto o cercato e persino importanti valori umani, come coraggio, dignità e amicizia. Si può chiedere il suo aiuto sempre e non solo nel giorno estivo a lui dedicato, seguendo un semplice rito in chiesa: si prepara il dolce e nel frattempo si rivolge una preghiera al santo per ritrovare quello che si è perso, ecc..

Ingredienti

2 tazze e ½ di farina lievitante
1 tazza di zucchero
1 tazza di uvetta sultanina
1 bicchiere di olio d’oliva
1 bicchiere di vino
1 bicchiere di succo d’arancia
1 tazza di noci
1 tazza di mandorle
1 tazza si semi di sesamo
1 cucchiaio di cannella in polvere
1 cucchiaio di chiodi di garofano in polvere
Mescolare con cura tutti gli ingredienti liquidi con lo zucchero.
Aggiungere alla mistura la farina, le noci, le mandorle, il sesamo, la cannella, i chiodi di garofano, l’uvetta.
Versare il composto in una teglia per dolci e cospargere col sesamo e la cannella.
Infornare a 180° per 50-60 minuti circa fino a dorare; fate la prova stecchino.
Sfornate e lasciate raffreddare.
Servite la fanuròpita cosparsa di zucchero a velo o noci tritate.  

  • Memoria del santo glorioso megalomartire “apparso da poco” Fanurio

Traduzione dal greco del rev. jeromonaco Alessio Mandranikiotis

Il 27 dello stesso mese (di agosto) facciamo memoria del santo glorioso megalomartire “apparso da poco” Fanurio.

Questo splendido atleta del Signore, martire invitto, in quale epoca e con quali Imperatori ronani fu soldato e subì il martirio, non abbiamo potuto sapere; poiché anche (il racconto del) la sua vita ha subìto dei guasti a causa del tempo trascorso. Per questo mancano parecchie notizie, rimaste ignote o scomparse.

Solo questo abbiamo saputo: all’epoca in cui i Saraceni dominavano la celebre isola di Rodi, colui che fu governatore dell’isola volle ricostruire le mura della zona, che antecedentemente i nemici avevano demolito. Dalla parte esterna alla Rocca c’erano alcune abitazioni in rovina che – si dice – fossero proprio l’antico Castro che sorgeva esattamente alla distanza di uno stadio dal lato Sud dell’attuale Fortezza; a queste rovine, dunque, il saraceno ammassò le pietre per la ricostruzione.

Scavando lì e liberando quel luogo, trovano una bellissima chiesa, solo in parte rovinata. Togliendo, allora, lo sterro fino al pavimento, trovano anche alcune immagini, ma rovinate e cancellate, tranne quella di S. Fanurio, intatta e originale, come se qualcuno l’avesse dipinta proprio allora. Trovata perciò questa augusta chiesa, con quelle sacre icone dipinte, venne l’eccellentissimo vescovo del luogo, di nome Nilo, uomo santo e dotto, il quale lesse l’iscrizione dell’immagine che diceva “San Fanurio”.

Lo schema del dipinto era il seguente: il Santo portava insegne militari, era molto giovane d’età e teneva, nella mano destra, una Croce, in cima alla qu c’era una candela accesa. Tutt’intorno all’icona del santo vi sono raffigurate dodici scene di martirio:

– il Santo interrogato dal governatore;

– il Santo in mezzo a soldati che lo colpiscono con sassi sulla bocca e in testa;

– poi, steso a terra, mentre soldati lo flagellano;

– mentre seduto, nudo, gli stessi gli rischiano le carni con uncini di ferro;

– è gettato in prigione;

– di nuovo in piedi, è interrogato alla presenza del tiranno,

– altrove è bruciato da torce;

– viene torchiato da un mangano;

– viene messo in balìa delle bestie feroci;

– è schiacciato da un enorme macigno;

– è portato avanti alle statue degli idoli tenendo in mano carboni ardenti, mentre la figura del diavolo, in aria, come se piangesse e si lamentasse;

– sta in piedi in una fornace, con le mani levate al cielo come in preghiera.

Da queste dodici raffigurazioni di martirio dipinte attorno alla figura del Santo, l’arcivescovo dedusse che fosse un martire. Subito, quel bravo, pio arcivescovo inviò una delegazione ai Governatori dell’isola, perché facessero donazione della chiesa al fine di restaurarla; ma essi non vollero.

L’arcivescovo allora inviò un monaco a Costantinopoli, che riportò il permesso di ricostruzione, e fu così restaurato come ancora appare, fuori città.

  • Memoria di San Pimen d’Egitto

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo – Napoli

San Pimen insieme ad altri fratelli realizzò una piccola comunità monastica in una skiti in Egitto. Pimen ne era l’igumeno, perché aveva tutte le caratteristiche di un vero pastore di anime. La sua fama aveva raggiunto luoghi lontani e molte persone venivano a visitarlo per ricevere consigli. Ma lui accettava di vedere solo i piccoli e gli umili. Coloro che venivano per curiosità non li accettava, anche se erano persone importanti.

Una volta un visitatore si risentì molto per il fatto che il beato non accettasse di vederlo, e poiché era un giudice, arrestò il figlio della sorella di San Pimen, con l’idea che, in questo modo, il santo in persona sarebbe venuto da lui. Tuttavia, il beato gli scrisse: “Mio nipote sarà giudicato secondo la legge: se è colpevole, puniscilo. Ma se non lo è, sia fatto come desideri. ” Il giudice rimase colpito da queste parole e immediatamente liberò il nipote. Ciò fu ottenuto da Pimen perché coltivava il fondamento delle virtù, l’umiltà. Spesso diceva anche: “L’uomo ha bisogno di umiltà, tanto quanto l’aria che respira. L’umiltà dello spirito è la vita dell’anima “.

Il beato Pimen morì in pace, adornato di tutte le virtù cristiane, nel 450, all’età di 110 anni.

  1. www.saint.gr