Kontàkion.

Tono 2. Tu che volontariamente.

Ho peccato più della prostituta, o buono e non ti ho per nulla offerto piogge di lacrime: ma pregando in silenzio, mi prostro davanti a te, abbracciando con affetto i tuoi piedi immacolati, perché tu, come Sovrano, mi conceda la remissione dei debiti; a te io grido, o Salvatore: Strappami al fango delle mie opere.

Ikos.

La donna un tempo dissoluta, d’improvviso si mostra casta, odiando le opere del suo turpe peccato e i piaceri della carne, considerando la vergogna e il grande dolore del castigo a cui soggiacciono fornicatori e dissoluti: di questi io sono il primo e temo, ma nella mia follia rimango nella consuetudine dei miei vizi. La prostituta invece, presa da timore si affrettò subito a venire e a gridare al Redentore: O filantropo e misericordioso, strappami al fango delle mie opere.

Sinassario

Il 28 di questo mese memoria dei santi 9 martiri di Cìzico, Teògnide, Rufo, Antìpatro, Teòstico, Artema, Magno, Teodoto, Taumasio e Filemone.
Stichi. Immagine dei nove ordini degli incorporei questi nove hanno lasciato ogni legame temporale. Il ventotto hanno trovato i beni immateriali.

Lo stesso giorno, memoria del nostro santo padre Mèmnone taumaturgo.
Stichi. Mèmnone che aspettando Dio dormiva poco, si addormenta rubando quest’ultimo sonno.

Narrazione del miracolo avvenuto in Africa, nella città di Cartagine.
Stichi. Vedendo il castigo con cui è punito l’adulterio, stanne lontano.

 

 
• 28.04: Memoria di San Marco, di nazionalità galilea e discepolo di San Pietro, Primo Vescovo in Abruzzo ad Atina e martire sotto Domiziano (tra l’anno 82 e l’anno 92)
Tratto da
L’elogio di Marco quale vescovo di Atina e martire sotto Domiziano, riportato nel Martirologio Romano il 28 aprile, deriva dalla leggenda che Pietro Diacono, costretto a lasciare Montecassino nel 1128 al tempo dell’abate Senioretto, compose per riconoscenza verso la città di Atina che lo aveva ospitato.
Secondo la leggenda e le notizie riferite nel Chronicon Atinense, Marco, galileo, discepolo dell’apostolo Pietro e da lui ordinato vescovo, dopo aver predicato la fede nella Campania, fu ucciso ad Atina dai pagani che, durante la persecuzione di Domiziano, verso l’anno 96, gli conficcarono due chiodi nel capo. Sul luogo della sua sepoltura fu costruita una chiesa, ma, andata questa in rovina, il corpo del santo fu dimenticato. Verso la metà del sec. XI, però, al tempo del vescovo Leone, in seguito a miracoli, il corpo fu ritrovato e portato alla chiesa cattedrale di S. Maria, ove rimase durante la ricostruzione della chiesa edificata sul suo primo sepolcro. Compiuta questa, il corpo vi fu riportato il 1° ott. 1057, e la chiesa fu dedicata il 5 ottobre.
E’ però da osservare che non è ben provata l’esistenza di una sede vescovile ad Atina. Il M. venerato dagli ateniesi sembra non sia diverso dal santo vescovo omonimo il cui culto, diffuso in diversi centri della Campania, ci è attestato dal Martirologio Geronimiano il 5 novembre ad Eca, nella località ove sorse poi Troia di Puglia.

• 28.04: Memoria di San Panfilo di Sulmona Vescovo di Corfino (verso il 700)
Tratto dal quotidiano Avvenire
Chi si reca a Sulmona non può fare a meno di visitare la cattedrale di San Panfilo, dedicata al patrono. Questi era nato nell’VIII secolo nei dintorni della località abruzzese ed era figlio di un pagano che lo ripudiò quando lui si convertì al cristianesimo. Si narra che per questo lo sottopose a una prova: scendere da un carro su un dirupo. Ci riuscì e fu acclamato alla guida della diocesi. Morì a Corfinio, di cui fu probabilmente anche vescovo. Quattro chierici ne ritrovarono il corpo. Ma, mentre lo riportavano a Sulmona, esso divenne pesante come pietra. Allora si fermarono assetati presso la contrada Ficoroni, e apparve miracolosamente una fontana. La cattedrale venne eretta sempre nell’VIII secolo sulle rovine di un tempio pagano. Fu poi radicalmente rifatta nel 1075 dal vescovo Trasmondo e finita nel 1119 dal successore Gualtiero. Nei secoli ha subito molti danni. La parte più antica è la cripta.

• 28.04: Memoria di San Vitale, ufficiale romano e padre dei Santi Gervasio e Protasio, e martire a Ravenna (verso il 171 sotto Marco Aurelio)
Martirologio Romano A Ravenna, commemorazione di san Vitale: in questo giorno, come si tramanda, sotto il suo nome fu dedicata a Dio la celebre basilica in quella città. Egli insieme ai santi martiri Valeria, Gervasio, Protasio e Ursicino è da tempo immemorabile venerato per l’impavida fede tenacemente difesa.
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91129
Vitale e Valeria, genitori dei santi Gervasio e Protasio, anch’essi martiri, sono celebrati insieme il 28 aprile. In particolare s. Vitale ha avuto, una raffigurazione nell’arte molto vasta, a lui sono dedicate la basilica di S. Vitale in Ravenna, con i suoi magnifici mosaici, la chiesa omonima a Venezia, dove è raffigurato vestito da soldato a cavallo che solleva uno stendardo, con lancia, spada e mazza, strumento del martirio della sua sposa Valeria. Ancora a lui è dedicata la chiesa di S. Vitale a Roma, con gli affreschi narranti il suo martirio.
Le prime notizie che si hanno di Vitale e Valeria provengono da un opuscolo scritto da Filippo, che si nomina ‘servus Christi’ e a cui sono intitolati i più antichi nuclei di vita cristiana a Milano, come l’hortus Philippi e la domus Philippi; detto opuscolo fu rinvenuto accanto al capo dei corpi dei martiri Gervasio e Protasio, ritrovati da s. Ambrogio nel 396.
L’opuscolo oltre a narrare il martirio dei due fratelli, descrive anche quello dei due genitori Vitale e Valeria e del medico ligure, forse operante a Ravenna Ursicino, vissuti e morti nel III secolo; Vitale è un ufficiale che ha accompagnato il giudice Paolino da Milano a Ravenna.
Scoppiata la persecuzione contro i cristiani, accompagna, incoraggiandolo Ursicino condannato a morte, il quale durante il tragitto verso il luogo dell’esecuzione, era rimasto turbato dall’orrore di trovarsi davanti alla morte violenta. Ursicino viene decapitato e decorosamente sepolto dallo stesso Vitale, dentro la città di Ravenna.
Lo stesso Vitale viene arrestato e dopo aver subito varie torture per farlo apostatare dal cristianesimo, il giudice Paolino ordina che venga gettato in una fossa profonda e ricoperto di sassi e terra; così anch’egli diventa un martire di Ravenna e il suo sepolcro nei pressi della città, diviene fonte di grazie.
La moglie Valeria avrebbe voluto riprendersi il corpo del marito, ma i cristiani di Ravenna glielo impediscono, allora cerca di ritornare a Milano, ma durante il viaggio incontra una banda di villani idolatri, che la invitano a sacrificare con loro al dio Silvano; essa rifiuta e per questo viene percossa così violentemente, che portata a Milano, muore tre giorni dopo.
I giovani figli Gervasio e Protasio, vendono tutti i loro beni, dandoli ai poveri e si dedicano alle sacre letture, alla preghiera e dieci anni dopo vengono anch’essi martirizzati; il già citato Filippo ne cura la sepoltura.
Molti studiosi ritengono che la narrazione sia in parte fantasiosa, riconoscendo nei personaggi citati, altre figure di martiri omonimi venerati sia a Milano che a Ravenna; l’antica chiesa di S. Valeria a Milano, distrutta nel 1786, per gli studiosi non era che la ‘cella memoriæ’ della primitiva area cimiteriale milanese, intitolata appunto alla gens Valeria.
In ogni modo il racconto leggendario o veritiero è documentato da celebri monumenti anche di notevole antichità. La basilica ravennate consacrata il 17 maggio 548, è dedicata oltre che a S. Vitale anche ai suoi figli Gervasio e Protasio, le cui immagini sono poste sotto la lista degli apostoli, mentre un altare laterale è dedicato a s. Ursicino.
Nei mosaici di S. Apollinare Nuovo poi sono rappresentati tutti i cinque personaggi; dall’11° al 14° posto della fila dei santi vi sono i quattro uomini e al nono posto della fila delle sante c’è Valeria.
Numerosi documenti e Martirologi li nominano durante i secoli, specie s. Vitale e s. Ursicino martiri a Ravenna. A Milano sorsero le tre chiese che data la loro vicinanza, confermarono la stretta parentela dei martiri, come era uso costruire allora, la chiesa di S. Vitale, la chiesa di S. Valeria (poi distrutta) e S. Ambrogio dove riposano i due fratelli gemelli Gervasio e Protasio.
San Vitale di Ravenna e Ursicino Protomartire
di Mario Pierpaoli, Agosto 2011
sta in

San Vitale di Ravenna e Ursicino Protomartire

Consultare anche “Enciclopedia dell’ Arte Medievale” – Treccani
Ravenna
http://www.treccani.it/enciclopedia/ravenna_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/
Basilica di San Vitale, capolavoro d’arte bizantina in Italia
In
https://expoitalyart.it/basilica-san-vitale-arte-bizantina/
ed anche
La basilica di San Vitale 525-547, Ravenna
http://www.multytheme.com/cultura/multimedia/didattmultitema/scuoladg/storiarte/artepaleocristianartebizantinabasilicavitale.html

• 28.04: Memoria di Santa Valeria, moglie di San Vitale martire e madre dei Santi Gervasio e Protasio, martire a Milano
Fu la moglie di San Vitale e madre dei santi Gervasio e Protasio.
Di origine milanese le fonti storiche fanno risalire la nascita intorno al III secolo. Il marito, Vitale, ufficiale dell’esercito, venne ucciso e martirizzato nella città di Ravenna. Valeria, durante il viaggio di rientro a Milano con la salma del marito, venne catturata da una banda di briganti pagani. Obbligata ad adorare il loro dio, abiurando il Dio cristiano, si rifiutò, venendo per questo percossa a morte.