• Memoria del nostro santo Padre CARITONE, Confessore e maestro del deserto

a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria

* Il 28 di questo mese memoria del nostro santo Padre CARITONE, Confessore e maestro del deserto.

San Caritone nacque e fu cresciuto ad Iconio, in Asia Minore, sotto il regno dell’imperatore Aureliano (270-276). All’inizio del suo regno, il successore di quest’ultimo, Diocleziano, non era ostile ai cristiani, ma posseduto dal demonio, dichiarò in seguito una violenta persecuzione contro quelli che invocavano il nome di Cristo (304). Poiché Caritone era famoso ad Iconio per la sua pietà e per la sua virtù, fu catturato dai soldati dell’imperatore e condotto davanti al console. Avendo confessato senza paura il Cristo e condannato gli idoli, Caritone fu steso a terra e così violentemente picchiato che le sue carni furono ridotte in brandelli. Venne gettato in prigione e fatto uscire qualche giorno più tardi per presentarlo di nuovo avanti al tribunale. Liberato di prigione, si rifugiò in Egitto fino a che, Costantino il Grande decretò la fine delle persecuzioni e riconobbe ufficialmente la religione cristiana. Portando il suo corpo i segni della Passione di Cristo, Caritone, liberato dalla minaccia del martirio, perseguì con grande zelo la via di imitazione del Cristo con una vita di ascesi e di austerità. Alle violenze volontarie che egli infliggeva al suo corpo per ridurlo in schiavitù e farlo obbedire alle leggi dello Spirito, si aggiunsero le prove involontarie. Un giorno, allorché si dirigeva verso Gerusalemme, incontrò sulla strada una banda di briganti che lo legarono e lo condussero nella loro grotta. Ma furono ben presto vittime della giustizia divina. Essi morirono tutti dopo aver bevuto del vino, nel quale una vipera aveva versato il suo veleno. Caritone, rimasto solo fu miracolosamente liberato dai suoi legacci e divenne così erede del bottino che i briganti avevano ammassato. Distribuì allora queste ricchezze male acquisite donandole ai poveri e utilizzandole per la costruzione di chiese per la grazia di Dio, e si installò in una grotta situata in un luogo chiamato Faran, al fine di praticare l’ascesi. Da questa grotta il santo attirò molti infedeli facendo loro abbracciare la fede e seguire l’esempio della sua vita angelica. Ma poiché questa affluenza lo distraeva dalla sua amata solitudine, partì per installarsi in una altra grotta solitaria dopo aver piazzato il migliore dei suoi discepoli a capo della comunità di Faran e aver esortato i suoi figli spirituali a mantenere la temperanza nel nutrimento e nel senno, a pregare la notte come il giorno nelle ore che aveva loro insegnato ed a ricevere i poveri e gli stranieri come fossero il Cristo stesso. Ritirato nella Montagna di Ducas, nei dintorni di Gerico, non poté però restare molto tempo a conversare in solitudine con Dio: molti discepoli vennero a raggiungerlo e lo obbligarono a costruire una seconda Lavra* ed a fuggire di nuovo in un antro ancora più isolato, chiamato Thecoue. Egli si installò con qualche discepolo in una terza lavra, che si chiamò dal nome siriaco Suka (monastero) o ancora << l’Antica Lavra>>. Ma niente poteva fermare la folla di numerosi discepoli e pagani che accorrevano per dilettarsi del miele delle sue parole e per contemplare questa immagine vivente del Cristo. Così Caritone, che non desiderava altro in questo mondo che la soavità dell’unione con Dio nella solitudine si ritirò al di sopra della Lavra in una grotta di così difficile accesso che non si poteva salire che con delle scale. Egli dimorò lì numerosi anni, abbeverandosi ad una sorgente che Dio, per le preghiere del santo, aveva fatto sgorgare nella grotta. Poiché Dio gli aveva anticipatamente rivelato la data della sua morte, Caritone si fece trasportare nella sua prima Lavra di Faràn. Di là indirizzò un testamento spirituale ai suoi discepoli, nel quale indicava la via sicura per pervenire all’unione con Dio: vale a dire l’ascesi unita all’umiltà e alla carità verso tutti avendo dato i suoi ultimi insegnamenti, si distese sul suo letto e si addormentò serenamente per raggiungere il coro degli Angeli e dei Santi.

*Nell’antico monachesimo di Palestina, la Lavra è stata in un primo momento occupata da pochi eremiti, che il raggiungimento e l’abbondanza di discepoli avevano trasformato in monastero.