29.07: Memoria di San Callinico martire
Vicariato Arcivescovile della Campania
San Callinico era originario della Cilicia. Era pio e virtuoso e si era riproposto come scopo della sua vita cristiana l’evangelizzazione dei gentili, per la salvezza della loro anima. Giunto in Egitto, pagani fanatici si ribellarono contro di lui, lo fecero arrestare e condurre dal governatore Sacherdon. Questi finse di essere dispiaciuto della sua prossima condanna e, per piegarne la volontà, cominciò a menzionare casi di cristiani pur coraggiosi che, al momento di affrontare le gravi sofferenze incombenti, avevano rinnegato la loro fede. Callinico, rendendosi conto dell’ipocrisia del prefetto, gli disse: “Non procrastinare di sperimentare il potere con cui Cristo arma i suoi veri credenti. Prepara rapidamente tutti i tuoi strumenti infernali, il fuoco, le spade, le ruote, i coltelli, le fruste e qualsiasi altro duro tormento di cui disponi. Tutto questo e altre e più crudeli torture desidero per amore di Cristo”. A questo punto, il prefetto lo fece frustare senza pietà. Gli fece indossare scarpe con chiodi e lo costrinse a correre verso la città di Gangra, distante circa due chilometri. Gli fece strappare la carne con artigli di ferro e, mezzo morto, lo fece legare dietro un cavallo selvaggio, che lo trascinò per molti chilometri. Tanto era la rabbia del prefetto, che prima che Callinico esalasse il suo ultimo respiro, lo gettò nel fuoco.
Così il santo ricevette gloriosamente la corona del martirio
- 29.07: Memoria di Santa Serafina Vergine e Martire di Antiochia
testo inglese tradotto da Joseph Giovanni Fumusa
Tratto da: https://www.johnsanidopoulos.com/2011/12/saint-seraphima-virgin-martyr-of.html
Traduzione a cura di Giovanni Fumusa.
La Santa Vergine e Martire Serafina, nativa di Antiochia, visse a Roma durante il regno dell’Imperatore Adriano (117-138) con l’illustre patrizia romana Sabina, convertita al Cristianesimo. Durante la persecuzione contro i cristiani iniziata per ordine dell’imperatore, il governatore Berillo ordinò che Santa Serafina fosse portata a giudizio. Desiderosa di ricevere la corona del martirio dal Signore, alla prima citazione, si diresse senza timore verso il boia. L’accompagnava la devota Sabina. Notando la donna illustre, Berillo inizialmente lasciò libera la giovane, ma qualche giorno dopo riconvocò Santa Serafina e il processo ebbe inizio.
Il governatore invitò la santa ad onorare gli dei pagani e ad offrire loro sacrifici, ma confessò coraggiosamente la sua vede nell’Unico Vero Dio – Gesù Cristo. Quindi Berillo la consegnò a due giovani spudorati affinché la deflorassero. La santa martire supplicò il Signore di difenderla. Improvvisamente vi fu un terremoto ed I due giovani caddero paralizzati al suolo. Il giorno successivo, il governatore apprese che il suo piano era fallito. Pensando che la santa fosse esperta nella magia, Berillo la implorò di far tornare i due giovani in salute e di ridare loro il dono della parola, affinché potessero essi stessi raccontare il miracolo. La Santa, pregando il Signore, ordinò ai giovani di alzarsi ed essi immediatamente si alzarono e raccontarono al giudice che un Angelo del Signore aveva protetto la santa, impedendo loro di avvicinarsi a lei. Il feroce governatore non credette ai suoi servi e continuò ad insistere su Santa Serafina, affinché offrisse sacrifici agli idoli. Ma la santa martire rimase irremovibile, anche mentre la bruciavano con candele accese e la percuotevano spietatamente con delle canne. Una severa punizione colpì il crudele governatore: delle schegge dai bastoni con cui veniva picchiata la santa, lo colpirono negli occhi e, dopo tre giorni, il tormentatore divenne cieco. Impotente di fronte all’irremovibile cristiana, il giudice ordinò che venisse decapitata. Sabina, con riverenza, seppellì il corpo della sua santa maestra.
- 29.07: Memoria di Santa Teodota martire
Vicariato Arcivescovile della Campania
Santa Teodota era originaria di Nicea in Bitinia. Sin da bambina prese a osservare i comandamenti di Dio con grande fermezza d’animo, atteggiamento che trasmise anche ai suoi figli. Per la sua fede cristiana fu arrestata dal governatore Lefkadios (che le aveva richiesta in moglie, ma lei si era rifiutata), che a sua volta la consegnò al governatore della Bitinia, Nikitios. Questi, crudele e malvagio com’era, gettò Teodota e i suoi tre figli in una fornace incandescente, dove consegnarono le loro anime a Dio per ricevere la corona del martirio e guadagnare la vita eterna.