• 31.05: La Santa Vergine e Martire Petronilla di Roma
Tratto da: https://www.johnsanidopoulos.com/2017/05/holy-virgin-martyr-petronilla-of-rome.html
Traduzione a cura di Joseph Giovanni Fumusa
Santa Petronilla viene identificata dalla tradizione come figlia di San Pietro Apostolo, sebbene questa ipotesi potrebbe semplicemente derivare da una somiglianza dei nomi. Si crede che possa essere stata convertita dall’Apostolo (ed esserne quindi “figlia spirituale”), o che ne fosse una seguace o serva. Si narra che San Pietro l’abbia guarita dalla paralisi. Non si conoscono i dettagli della sua vita, ma si pensa che sia stata una vergine martire di Roma.
La quasi totalità degli elenchi risalenti ai secoli VI e VII riportanti le tombe dei martiri romani maggiormente venerati, situano la tomba di Santa Petronilla sulla Via Ardeatina, vicina ai Santi Nereo ed Achilleo. Ciò è stato confermato pienamente dagli scavi nelle Catacombe di Domitilla. Una topografia delle tombe dei martiri romani, Epitome libri de locis sanctorum martyrum, colloca sulla Via Ardeatina una Basilica di Santa Petronilla in cui sono sepolti, oltre a Petronilla, i Santi Nereo ed Achilleo.
Questa basilica, ricavata nelle già citate Catacombe di Domitilla, è stata scoperta e i materiali in essa rinvenuti hanno rimosso qualsiasi dubbio sul fatto che le tombe dei tre Santi siano state venerate proprio lì. Un affresco, nel quale Petronilla viene rappresentata nell’atto di ricevere in Paradiso una defunta di nome Veneranda, fu scoperto da De Rossi attorno al 1870 sulla lastra che sigillava una tomba in una cripta sotterranea dietro l’abside della Basilica. Accanto alla figura della Santa vi è il suo nome: Petronilla Mart(yr). Che l’affresco sia stato realizzato poco dopo il 356 viene comprovato da un’iscrizione situata nella tomba.
È dunque chiaro che Petronilla sia stata venerata come martire a Roma nel IV secolo; la testimonianza deve essere accettato come dato certamente storico, a dispetto della tarda leggenda che la riconosce soltanto come vergine. Un’altra testimonianza nota, ma sfortunatamente non più esistente, era il sarcofago marmoreo contenente i suoi resti, traslati nella Basilica di San Pietro sotto Papa Paolo I. Nel racconto che se ne fa nel Liber Pontificalis, viene riportata l’iscrizione incisa sul sarcofago: Aureae Petronillae Filiae Dulcissimae. Il sarcofago fu scoperto nella cappella a lei dedicata sotto Papa Sisto IV, il quale si affrettò ad informare Luigi XI di Francia. Tuttavia, si apprende da notizie risalenti al XVI secolo circa il sarcofago, che la prima parola era Aur(eliae), quindi il nome della martire era Aurelia Petronilla. Il secondo nome deriva da Petro o Petronius e, poiché il nome del nonno del console cristiano Tito Flavio Clemente era Tito Flavio Petrone (in latino, Petro, NdT), è molto probabile che Petronilla era imparentata con i Flavi, cristiani, che erano discendenti della famiglia senatoriale degli Aureli. Questa teoria spiegherebbe anche il motivo per cui Petronilla fu seppellita nelle catacombe della flaviana Domitilla. Come quest’ultima, Petronilla potrebbe aver sofferto durante la persecuzione di Domiziano tra la fine del III secolo e l’inizio del IV.
L’assenza del suo nome dal calendario romano delle feste del IV secolo lascia supporre che Petronilla sia morta alla fine del I secolo o durante il II, perché durante quel periodo non si celebravano feste per i martiri. Dopo l’erezione della basilica sui suoi resti e su quelli dei Santi Nereo e Achilleo nel IV secolo, la sua venerazione ebbe una gran diffusione ed il suo nome venne quindi ammesso successivamente nel martirologio.
• 31.05: Memoria dei Santi Canzio, Canziano, Canzianilla, con Proto loro precettore, martiri ad Aquieia sotto Diocleziano (tra il 290 e il 304)
Canzio, Canziano e Canzianilla, che la la tradizione vuole fratelli, caddero sotto Diocleziano agli inizi del IV secolo e vennero sepolti ‘ad aquas Gradatas’. Nella stessa località, corrispondente all’odierno S. Canzian d’Isonzo, venne scoperta recentemente la relativa basilica paleocristiana e la stessa tomba, con notevoli resti ossei di tre individui. La venerazione dei martiri è attestata dal racconto di S. Massimo di Torino (sec. V), da una celebre cassetta-reliquiario in argento conservata a Grado della fine del sec. V e dall’affermazione di Venanzio Fortunato (fine sec. VI) : ” Aquileiensium si forte accesseris urbem, Cantianos Domini nimium venereris amicos “. In età altomedioevale esisteva in detta località un monastero in loro onore, dedicato a S. Maria. Il culto dei martiri era già anticamente diffuso nell’Italia settentrionale (Lombardia), in Francia e in Germania.