• Memoria dei santi Ine, re del Wessex, e della sua consorte Ethelburga

Sainto INE, re del Wessex (688-726), che poi abdica per diventare monaco a Roma (dopo il 726). A Roma costituisce la Schola Saxorum. Durante il regno promulga un codice di leggi scritte per la sua nazione con il contributo di Santo Earcovaldo Vescovo di Londra

Sainta Ethelburga sposa di Santo Ine re del Wessex, morta monaca a Roma (dopo il 726).              

  • Memoria di San Sergio I, Papa dell’Antica Roma

a cura di Joseph Giovanni Fumusa

Nato a Palermo alla metà del VII secolo da una famiglia originaria di Antiochia, in Siria, il nostro padre tra i santi Sergio si reca in giovane età a Roma, dove entra nella Schola cantorum prima di diventare membro del clero. Viene eletto sul trono episcopale di Roma nel Dicembre del 687, dopo una disputa tra altri due contendenti al soglio.

Il suo papato fu caratterizzato dall’opposizione di Roma, pur rimanendo in comunione con Costantinopoli, di un gran numero di canoni del Concilio Quinisesto (in particolare alcuni riguardanti il celibato del clero), giungendo a dire di preferire la morte che accettare ciò che egli considerava come “errori”. Degna di nota la sua attività per far cessare lo scisma tricapitolino e quella per l’evangelizzazione dei Sassoni e dei Frisoni: nel 688, ad esempio, battezzò a Roma il re Cædwalla di Wessex.

Morì l’8 settembre dell’anno 701 ed i suoi resti furono sepolti nell’antica basilica di San Pietro.

  • Natività della nostra SOVRANA e TUTTA SANTA Madre di Dio e sempre Vergine Maria

a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria

╋ L’8 di questo mese, Natività della nostra SOVRANA e TUTTA SANTA Madre di Dio e sempre Vergine Maria.

Il Nostro Dio creò l’uomo e lo pose nel Paradiso perché si preoccupasse solo di coltivare il bene e di contemplare Dio solo attraverso le sue opere. Ma, per la gelosia del diavolo, che sedusse Eva, la prima donna, Adamo cadde nel peccato e fu escluso dal Paradiso di delizie. In seguito, Dio diede la sua Legge agli uomini attraverso Mosè e fece conoscere la sua volontà attraverso i Profeti, in preparazione di un bene più grande: l’Incarnazione del Suo Unico Figlio, il Verbo di Dio, che doveva liberarci dal legame del Male. Assumendo la nostra natura, il Cristo volle partecipare pienamente alla nostra condizione decaduta, tranne il peccato: poiché Lui solo è senza peccato, essendo Figlio di Dio. E perciò Dio preparò una dimora immacolata, una arca pura, la Tutta Santa Vergine Maria, che, benché fosse sottomessa alla morte e alla condanna dei nostri primi progenitori, fu eletta da Dio dopo l’origine degli anni, per essere la nuova Eva, la Madre del Cristo Salvatore, la sorgente della nostra redenzione e il prototipo di tutta la santità cristiana. Suo padre si chiamava Gioacchino e discendeva dalla tribù reale di Davide attraverso il ramo di Nathan, suo figlio. Netta generò Levi, Levi generò Melchi e Pantera, Pantera generò Barpantera, padre di Gioacchino. Anna, sposa di Gioacchino, discendeva anch’essa dalla tribù reale; poiché ella era di Mattha, lui stesso nipote di Davide attraverso Salomone. Mattha sposò una certa Maria della tribù di Giuda e da essi nacque Giacobbe, padre di Giuseppe il carpentiere e tre figlie, Maria, Sabè e Anna. Da Maria nacque Salomè la levatrice; da Sabè nacque Elisabetta madre del Precursore, e da Anna la Madre di Dio, Maria, che portava così il nome di sua zia. Elisabetta e Salomè, nipoti di Anna, erano dunque le cugine della Madre di Dio.

Secondo una divina economia, e per mostrare la sterilità della natura umana prima della venuta di Cristo, Dio aveva lasciato Gioacchino ed Anna senza pro genitura fino ad età avanzata. Poiché Gioacchino era ricco e pio, non cessava di rivolgersi a Dio con la preghiera e di offrirgli regali, perché Egli lo liberasse, lui e la sua sposa, dal loro obbrobrio. Un giorno di festa, allorché si era presentato al tempio per deporre la sua offerta, uno dei fedeli si rivolse a lui dicendo:<< Non ti è permesso di presentare la tua offerta con noi, poiché tu non hai bambini >>. Allora, con il cuore ulcerato, Gioacchino non rientrò a casa, ma si ritirò nella montagna, solo, per pregare e versare lacrime avanti a Dio. Durante questo tempo, Anna versava anche lei abbondanti lacrime ed elevava ferventi suppliche verso il cielo, nel suo giardino. Il Nostro Dio, ricco in misericordia e pieno di compassione, ascoltò le loro suppliche e inviò presso loro l’Arcangelo Gabriele, l’Angelo della benevolenza di Dio e, l’annunciatore della Salvezza, per annunciarle che avrebbe concepito e partorito un bambino, malgrado la sua età, e che si sarebbe parlato di questa pro genitura su tutta la terra. Ella rispose, piena di gioia e di sorpresa: << Invero come vuole il Signore mio Dio, se io partorirò sia un figlio, sia una figlia, lo consacrerò al Signore mio Dio, perché lo serva tutti i giorni della sua vita >>. Gioacchino, anch’egli, ricevette la visita di un Angelo che gli ordinò di mettersi in cammino con le sue greggi per rientrare a casa e rallegrarsi con la sua donna perché Dio aveva deciso di mettere fine al loro obbrobrio.

Ora, trascorsi nove mesi, Anna partorì. Ella chiese alla levatrice:<< Che cosa ho messo al mondo? >>. Questa rispose:<< Una figlia >>. E Anna rispose: << Ella è stata glorificata in questo giorno, anima mia! >>. E distese delicatamente la neonata. I giorni della purificazione della madre prescritti dalla Legge erano trascorsi ed ella si alzò, si lavò, diede il sano alla neonata e le diede il nome di Maria: il nome che avevano atteso i Patriarchi, i Giusti ed i Profeti,e attraverso il quale Dio doveva realizzare il progetto che teneva nascosto dall’origine del mondo.

Di giorno in giorno, la neonata cresceva. Quando ebbe sei mesi, sua madre la mise a terra, per vedere se si teneva in piedi. Maria allora avanzò di sette passi con sicurezza, poi andò a rannicchiarsi nel grembo di sua madre. Anna la sollevò dicendo: << Invero come vuole il Signore mio Dio, tu non calpesterai più questo suolo prima che io ti conduca al Tempio del Signore >>. Ed ella sistemò un santuario nella camera dell’infante, dove niente di vile e di sporco entrasse attraverso il mondo. E fece venire delle bambine di Ebrei di razza pura, per giocare con l’infante. Essendo trascorso il suo primo anno di vita della piccola, Gioacchino diede una festa. Egli invitò dei preti,degli scribi e i membri del Consiglio, e tutto il popolo d’Israele. Gioacchino presentò ai preti la bambina e questi la benedissero dicendo: << Dio dei nostri padri benedici questa bambina e dalle un nome che sia nominato eternamente da tutte le generazioni >>. E tutto il popolo rispose:<< Che così sia, che così sia. Amen! >>. Gioacchino la presentò anche ai principi dei preti e questi la benedissero dicendo: << Dio delle altezze sublimi, abbassa il tuo sguardo su questa bambina e donale una benedizione suprema, una benedizione pari a null’altro! >>.

Sua madre portò Maria nel santuario della sua camera e le donò il seno, indirizzando al Signore questo inno:

<< Io voglio cantare al Signore mio Dio un inno, poiché mi ha visitato ed ha allontanato da me l’oltraggio dei miei nemici. Poiché il Signore mi ha donato il frutto della sua giustizia che è una e multipla tutta insieme. Chi annuncerà ai figli di Ruben che Anna è Madre? Apprendete, apprendete, voi le dodici tribù di Israele, che Anna è madre! >>. Poi ella pose la bambina nella camera del santuario, uscì e andò a servire gli invitati, che si rallegrarono e lodarono il Dio d’Israele [1].

 

1) Questo racconto si fonda sul Protovangelo apocrifo di Giacomo. Il suo valore storico è incerto, è perciò che non è stato accolto fra gli scritti ispirati; ma le sue evocazioni simboliche raggiungono una verità sovente così profonda come quella storica. È perciò che la Chiesa ha unito questi elementi nella liturgia e nell’iconografia per farne la materia prima del ciclo della Madre di Dio. Cf. concezione di S. Anna, 9 dic.; Entrata al Tempio della Madre di Dio, 21 nov.; Annunciazione, 25 marzo.