9 aprile- Memoria del santo martire Eupsichio di Cesarea; del beato martire Vadimo e dei suoi sette discepoli (Persia, IV sec.); del santo martire Audisio e dei suoi compagni (Persia, IV sec.); del beato Acacio, vescovo di Amide (422); dei santi martiri Raffaele, Nicola e Irene (1463 a Lesbo)
Άγιος Ευψύχιος που μαρτύρησε στην Καισαρεία
Άγιος Βάδιμος οσιομάρτυρας και οι επτά Μαθητές του
Άγιος Αυδιήσιος και οι συν αυτόν μάρτυρες
Όσιος Ακάκιος επίσκοπος Αμίδης
Μετακομιδή των ιερών λειψάνων της Αγίας Μόνικας εις Ρώμη
Sinassario
Il 9 di questo mese memoria del santo martire Eupsichio di Cesarea.
Stichi. La spada fa partire Eupsichio da questo luogo in cui arrivò Cristo, regione di Cesarea. Il nove il santo martire entra in cielo, decapitato dalla spada e incoronato da Dio.
Lo stesso giorno memoria del beato Vadimo archimandrita e di sette suoi discepoli.
Stichi. Vadimo e i sette discepoli salgono decapitati al cielo per ricevere molteplici ricompense.
Lo stesso giorno memoria dei santi martiri che perirono in prigionia in Persia.
Stichi. L’armata dei cristiani decapitata dai persiani vince il fuoco con la croce e diventa famosa.
Lo stesso giorno sant’Audieso viene trafitto dalla spada.
Stichi. Fosti liberato dalla sorte dei prigionieri, o Audieso, quando la spada ti liberò dai ferri.
Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi. Amìn.
• 09.04: Memoria del Santo martire Eupsichio
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – NapoliIl Santo Martire era della Cappadocia e viveva una vita irreprensibile con sua moglie. Al tempo dell’imperatore Giuliano l’Apostata, quest’uomo benedetto venne riempito di zelo divino e, con altri Cristiani, distrusse il tempio pagano dedicato alla Fortuna a Cesarea di Cappadocia. Per questo fatto ricevette la corona del martirio per decapitazione, nell’anno 362.
• 09.04: Memoria del beato martire Vadimo e dei suoi sette discepoli (al tempo di Sapore II, 325-379)
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
San Vadimo visse al tempo del re di Persia Sapore II (325-379). Persiano di origine e ufficiale come rango militare, lasciò le ricchezze e un promettente futuro nel mondo per servire Cristo. Diventò sacerdote e lavorò per la diffusione del Vangelo. Radunò un gruppo di sette studenti, che preparò per essere promotori dell’illuminazione cristiana. Fu accusato di convertire molti Persiani dalla religione nativa a Cristo e fu imprigionato con i suoi discepoli per quattro mesi. Durante questo periodo si rifiutò di rinunciare alla sua fede e fu condannato alla decapitazione insieme ai suoi discepoli. L’esecuzione fu eseguita da Nirsan, che in precedenza aveva rinnegato Cristo di fronte alla minaccia della tortura. Nonostante l’incitamento di san Vadimo, Nirsan eseguì la sentenza con mani tremanti. La giustizia divina, tuttavia, non lo lasciò impunito: un giorno, un pagano si arrabbiò con lui e lo uccise con un coltello.
Άγιος Αυδιήσιος και οι συν αυτόν μάρτυρες
Audisio
• 09.04: memoria del beato martire Audieso e dei suoi compagni (al tempo di Sapore II, 325-379)
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Durante il trentesimo anno del suo regno, il re persiano Sapore II (325 – 379) conquistò dopo un assedio il castello di Bet-Zabde (o Phenak) sul Tigri, massacrò la guarnigione dei soldati, e prese prigioniere novemila persone, tra cui il vescovo Eliodoro, i presbiteri Dausas, Mariabus e molti altri sacerdoti, monaci e monache. Il buon vescovo morì per via, . Quando il vescovo Heliodoros si rese conto che stava per morire, dopo avere però ordinato vescovo il presbitero Dausas. I prigionieri si riunivano ogni giorno con Dausas, che celebrava i divini misteri. Un certo Mago chiamato Adefar, però, riportò al re che Dausas era stato consacrato vescovo e che ripetutamente aveva bestemmiato contro la religione dei Persiani. Quando arrivarono ai confini con l’Assiria, trecento di loro furono costretti a scegliere tra l’adorazione del fuoco o la morte. Venticinque cristiani (alcune fonti dicono solo cinque) si adattarono a quel comando, e furono ricompensati con appezzamenti di terra per la loro apostasia. Tutti gli altri rimasero fermi nella loro fede con il vescovo Dausas e il presbitero Mariabus, e furono tutti insieme decapitati.
Sant’Audieso apparteneva al suddetto gruppo di cristiani decapitati in Persia. Ma il colpo che ricevette non fu fatale, e quella notte si alzò per annunciare di nuovo Cristo con coraggio. A quel punto, un pagano fanatico si avventò su di lui e lo uccise con un coltello.
• 09.04: memoria dei santi Raffele, Nicola e Irene
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Questi santi furono martirizzati nel 1463 nel villaggio di Thermi a Lesbo, nel venerabile Monastero della Nascita della Theotokos, situato a Karyes. Nell’anno 1959 furono rivelati miracolosamente dalle viscere della terra. San Raffaele disse infatti a un uomo pio, cui era apparso, che il suo nome era Raffaele. La sua patria era l’isola di Itaca e il nome di suo padre Dionisio, che lo allevò con grande dignità cristiana e lo fece studiare a fondo. Il suo nome secolare era Giorgio, ma quando divenne monaco fu chiamato Raffaele. Aveva la dignità sacerdotale e il grado di Archimandrita e Protosyggelos. Quando avvenne la conquista di Costantinopoli (1453), continuò la sua vita monastica in Macedonia insieme al diacono Nicola. In seguito, attraversata Alessandropoli, si recarono a Lesbo nel 1454 e si stabilirono nel Monastero della Theotokos, dove Raffaele divenne igumeno. Nel 1463 i turchi invasero il monastero e dopo averli catturati procurarono loro la morte in vari modi. Raffaele fu massacrato con una sega in bocca martedì 9 aprile e Nicola fu ucciso dopo orribili torture. Insieme a loro fu martirizzata anche una ragazzina di dodici anni, Irini, figlia di Vassilios, il sindaco del villaggio di Thermi. E Irene trovò il martirio in modo terribile. Dopo averle tagliato le mani, la misero in una giara e la bruciarono viva, davanti ai suoi genitori. La loro memoria è solennemente celebrata nel Monastero che porta il loro nome a Lesbo.